giovedì 4 febbraio 2016

TESEO E LA REGINA DELLE AMAZZONI, DA OMERO A SHAKESPEARE





A Gabriella,
gentile impiegata
dell'Ospedale "Patria" di Alessandria


Sommario: a) Presentazione del tema, pp. 1-4;  b) Storia mitica dei primi re ateniesi ed avventure di Teseo, pp. 4-9;  c) La prima guerra contro le Amazzoni, pag. 10;  d) Chi sono realmente le Amazzoni?, pp. 10-1;  e) La duplice Regina delle Amazzoni, scitica e libica (Ippolita e Mirina alias Marianna), pp. 11-xx;  f) Le nozze di Teseo con Ippolita e la spedizione punitiva contro Atene a causa del tradimento dell'Eroe con Fedra, pp. xx-xx;  g)  La tresca d'Ippolito alias Demofonte, figlio d'Ippolita e di Teseo, con la matrigna Fedra, pp. xx-xx.




 a)  Presentazione del tema

        Il personaggio di Teseo si presenta nella mitologia greca come un doppione del <Figlio di Zeus> per antonomasia, letteralmente un "secondo Eracle".  Ma a differenza di questi è figlio di Egeo, quantunque egli rivendichi in alternativa la paternità di Poseidone.  Se Heraklês corrisponde nella cultura hindu a Kṛṣṇa, cosa riconosciuta d'altronde fin dall'Antichità (1), non risulta esservi in India un esatto corrispettivo riguardo l'amante o sposo secondo altre fonti di Arianna.  A meno di considerare in tal senso Arjuna, l'incarnazione di Indra, cosiccome Kṛṣṇa rappresenta la veste umana di Viṣṇu
         Bisogna tuttavia notare che Egeo è figlio di Pandione, un eroe che Padre Heras (2) non esitava a paragonare a Pāṇḍu, l'antenato mitico dei Pāṇḍava nel Mahābhārata.  Orbene, è vero che i  Panduidi sono 5, mentre i Pandionidi sono 4; ma occorre rammentare che 2 dei 5 fratelli dell'epica induista sono in realtà gemelli, svolgenti un'azione concomitante, e quindi i loro 4  ruoli e quelli dei 4 fratelli greci piú o meno si equivalgono.  Tanto che nell'esegesi dottrinale inerente al poema e riportata nel testo medesimo, essendo identificato ogni belligerante ad una potenza divina di cui è espressione umana in 'Questo Mondo', i due gemelli panduidi ricoprono la funzione propria dei Nasātya; o Aśvina (i Gemelli Celesti), che dir si voglia.  Quindi se ne può dedurre, indirettamente, una quasi perfetta equipollenza fra Panduidi e 



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Pandionidi.  Stabilito codesto punto di partenza, che ci tornerà utileanche in seguito, non è arduo comprendere secondo quanto avevamo già sopra ipotizzato la doppia  analogia rispettivamente fra Theseús-Heraklês ed Arjuna-Kṛṣṇa.  Si noterà ad ogni modo che, mentre Arjuna è figlio diretto di Pāṇḍu, Teseo è invece nipote di Pandione; onde dovremmo paragonare Arjuna non già al figlio Teseo, bensí al padre Aigeús, re di Atene.  E proprio questa ci pare possa essere la soluzione giusta, visto che in un cratere apulio a figure rosse (rinvenuto a Rufo, Italia Merid.) attribuito al Pittore di Sisifo e risalente alla fine del V sec. (410-400 a.C.)(3) risalta la figura di Re Egeo; il quale, secondo il mito riconosce dalla spada e dai sandali (vide infra) nel giovane eroe suo figlio Teseo giunto da Trezene, nonostante il tentativo della Maga Medea d'avvelenarlo.  Questa figura infatti reca in mano un bastone di comando, che ha alla sua cima un uccello, sicuramente un picchio; tale bastone va interpretato, perciò, quale emblema di Zeús Píkos.  Il fatto però è che a tale icona corrisponde manifestamente nell'induismo quella di Indra, il corrispettivo divino di Arjuna; sicché è facile equiparare Indra a  Zeus Pico e il Principe Arjuna a Re Egeo.  Dato che, secondo una studiosa americana (4), talora Indra assume forma aviaria; non meno de suo omologo Agni; con cui, in certi casi, forma un dio unico detto Indrāgni.
         Qui finisce tuttavia il parallelismo nel contesto indo-mediterraneo, visto che non vi è alcuna corrispondenza fra la sposa comune (Draupadī) dei 5 antichi fratelli indiani (Arjuna, Bhīma, Yudhiṣhira e Nakula-Sahādeva) e quelle varie dei figli di Pandione (Egeo, Niso dal 'capello d'oro', Pallante, Lico).  Anche le avventure amorose dell'eroe ateniese non ci sembra, a prima vista, possano venir paragonati agli amori dell'eroe bharatiano (5).  Teseo infatti passa da un lato come amante o sposo di Arianna e dall'altro quale sposo d'una semplice amazzone donatagli da Eracle, la quale gli ha donato il figlio Ippolito; tale amazzone è denominata Ippolita oppure Antiope (6), ed a volte viene ritenuta la sorella della Regina delle Amazzoni, di nome Melanippe (7).  Il fatto è che questi 3 nomi si sovrappongono spesso, onde è lecito pensare che i 3 personaggi femminili siano uno solo in funzioni differenziate.  Esistono altresí identificazioni della suddetta amazzone con Elena (8), sorella dei Dioscuri, la cui madre riceveva parimenti la denominazione di


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Antiope; nonché con Arianna (9), o Persefone, la lunare Regina  degl'Inferi (10).
         Persino Shakespeare nel XVI sec. riporta in una sua opera (11) la coppia regnante Teseo-Ippolita quale re e regina della pólis attica, sia pur in un ambiente greco elisabettianizzato o meglio trasferito elisabettianamente in una sede leggendaria ed atemporale.  Nella sua commedia compare a dire il vero Egeo medesimo, ma non nel ruolo classico di re ateniese.  Egeo è ivi soltanto un qualsiasi nobiluomo, che ricorre a Teseo e cioè al Re di Atene in quanto sovrano della città per via di sua figlia; la bella Ermia, la quale non si decide a sposare il desiderato genero Demetrio e pretende di volersi coniugare coll'amato Lisandro.  Nell'opera cinquecentesca, comunque, la coppia regale Teseo-Ippolita detiene una parte minima all'interno della trama teatrale, sebbene questa si svolga a partire dal pretesto delle loro fatidiche nozze.  Shakespeare combina in essa l'antica leggenda greca con ciò che è perdurato in ambiente britannico delle antiche leggende celtiche, in particolare la coppia Oberon-Titania.  Il primo non è visibilmente che una volgarizzazione di Bran, il nume aureo della mitologia celtica, mentre la funzione della Regina delle Fate è maggiormente complessa da spiegare.  Al dire di P.Holland (12), curatore d'una edizione in lingua originale del 'Sogno' shakespeariano nel 1994, il drammaturgo inglese avrebbe tratto il nome di Titania dalle Metaforfosi ovidiane; in particolare, dalle figlie dei Titani.  Quindi, essendo un personaggio inventato di sana pianta, mitologicamente non corrsponde al suo paredro; quantunque il ruolo di 'Regina delle Fate', al contrario, sia di provenienza tradizionale.  Codesta figura corrisponde, infatti, alla Rhea greca.  Fata, da fatum, sono i destini.  Ciò che giustifica parzialmente il neologismo dell'autore, essendo il nume la 'Madre dei Titani'.  Non per nulla ella s'innamora di Bottom (13) dalla 'Testa d'Asino', che oltre al gioco amoroso dello scambio sentimentale delle coppie in cui è direttamente implicata persino maggiormente dei comuni mortali, tradisce una natura infero-lunare evidente.  Oberon (var.Auberon) invece al di là del nome (14) è per il genio anglosassone il 'Re dei Folletti', insomma il 'Matto' dei Tarocchi'.  Egli dispone mediante un suo doppione  giocherellone il quale gli fa da servitore in 'Questo Mondo' quel Robin Goodfellow 



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equiparabile al 'Mago' ermetico (sempre nell'ambito delle carte da gioco)(15) del tempo degli esseri tutti e della vita del genere umano a suo piacere, volgendo e stravolgendo ogni cosa, senza ritegno; persino l'amata consorte, un'immagine certamente dell'Anima Mundi, risulta soggetta a tali incredibili rivolgimenti.  Dacché vien fatta dapprima sprofondare nel 'Fondo degl'Inferi' (in senso pagano, non cristiano)(16) ove domina un sottile edonismo, per poi richiamarla a Sé ed all'Eternità.



 b)  Storia mitica dei primi re ateniesi ed avventure di Teseo

         La storia delle avventure di Teseo è strettamente intrecciata alle origini della civiltà e della cultura ateniese (17).  In principio è posto un virtuoso essere semizoomorfico (metà uomo e metà serpe)(18), Cecrope (gr.Kékrops, da kérkos = 'coda/ kérkops = 'caudato')(19), nato dalla Terra (20), ma plasmato nell'anima da Pallade Atena.  Questi è il primo sovrano attico ossia l'eroe eponimo degli Ateniesi (21), leggi ed istituzioni  essendogli tutte leggendariamente attribuite.  Oltre a ciò abolí i sacrifici cruenti d'ogni tipo (anche animali), sostituendoli con focacce d'orzo (22), cosa questa che è in genere da associare all'avvento d'una stirpe eroica al posto di una titanica.  Storici latini quali Giustino (II sec. d.C.) o lessicografi greci quali Suidas (X sec.) et al. hanno ritratto tale eroe civilizzatore come un essere androginico, ma il mito gli attribusce una consorte.  A lui era dedicata una festa, la Synoíkia, in cui si riunivano tutti gli abitanti dell'Attica per celebrare la loro comune provenienza (Synoíkēsis).  Successivamente la festa fu attribuita a Teseo.  Per merito di Cecrope sorsero un'olivo e una sorgente salata, fattori che in base ad un oracolo delfico andavan interpretati come emblemi rispettivamente di Atena e Poseidone, i due protettori della città di Atene (23).  Un'altra leggenda ancora narra che ci fu una disputa fra uomini e donne per la scelta del nume cui affidare la città.  Vinsero le donne e fu scelto il nome Atene, ma in seguito ad un maremoto le cose cambiarono.  Cecrope, essendo connesso ad Atena, fu messo in disparte; ma  



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Cecrope reagí alfine mettendo fine alla disputa, ovvero decretando vittoriosa Atena.
         È  chiaro che la contesa fra Atena e Poseidone, giunto dopo di lei nella città, tradisce per forza di cose l'ingresso in Attica di due diverse correnti etnoculturali: una apportatrice d'una cultura di tipo elladico-matriarcale e l'altra di tipo traco-patriarcale.  La prima, evidentemente, risultò infine prevalente.  L'importanza di questa contesa era tale che fu raffigurata in uno dei frontoni del Partenone.  Cecrope aveva una relazione segreta con Atena, sotto nome di Áglauros, da cui ebbe tre figlie ed un figlio divenuto protettore della città (24).  Colla denominazione di Aglauro, che era pure quello di una delle figlie, venivano celebrati dei Misteri in onore della dea (25).  Ad essi ineriva la venerazione d'un occulto fanciullo, Eretteo (gr.Erechtheus), da identificare ad Erittonio; sicché gli Ateniesi finirono per esser denominati 'Cecropidi' o 'Eretteidi' (26).  Fra Erittonio ed Atena esisteva un intimo rapporto, benché da fanciullo fosse stato lui stesso una serpe; ma poi gli fu attribuita figura umana, mentre in Eretteo la connotazione ofidica è del tutto scomparsa.  Anche Eretteo, comunque, dovette combattere contro Poseidone, il quale col solito colpo di tridente a terra lo fece sprofondare agl'Inferi (27).  Poseidone al dire di Kerényi incarnerebbe i Traci, entrati da nord (28).  Insomma, è in tale ambito che si fanno strada i sacrifici al dio sotterrraneo (29).  La prima ad esser sacrificata fu infatti Aglauro, figlia di Cecrope ed allonimo di Atena.  Il luogo ove svolgevasi codesto culto veniva definito Leōkórion, da leṓs/ lāṓs = 'popolo' e kórion (dimin. di kórē)= 'giovinetta').  In altre parole, le vergini erano assimilate a Persefone ed asservite ai bisogni del popolo.  Allorché il re tracio Eumolpo (30) attaccò Atene, stando ad Euripide, l'oracolo chiese a Re Eretteo di sacrificare una delle sue tre figlie; ma siccome le sorelle avevano tutte giurato che se una di loro fosse morta le altre l'avrebbero accompagnata nel triste viaggio, dopo il sacrificio di una le altre due scelsero la morte.  Dopodiché Eretteo uccise Eumolpo ed ottenne la vittoria, ma Poseidone fece in modo che il fratello Zeus lo colpisse col Fulmine per vendetta.  Le figlie di Eretteo furono trasformate, c'informa ancora Euripide (fram.360), nelle Iàdi (31).  Eretteo aveva inoltre un figlio di nome Cecrope (talvolta denominato Cecrope II), era padre di Pandione e nonno di



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Egeo.
         Di qui comincia l'analisi delle avventure legate al figlio di Egeo, tenendo conto del quadro nel quale vanno inserite, ovvero quello che sulla scorta del Kerényi abbiamo cercato di delineare sommariamente.  Se Egeo fungeva da padre mortale di Teseo, il padre divino era ritenuto Poseidone.  Egeo è il terzo eroe fondatore, dopo Cecrope ed Eretteo, dello Stato Ateniese (32).  Non avendo avuto figli dalle prime due mogli, attribuendo la causa di ciò ad Afrodite, si era recato a Delfi dall'oracolo; al ritorno, passando da Corinto, aveva incontrato la Maga Medea che gli aveva promesso un figlio per opera di magia se l'avesse protetta dai nemici una volta rifugiatasi ad Atene presso di lui (33).  Egeo accettò e con quello stratagemma si creò le condizioni per avere un erede.  Al tempo di Egeo regnava in Trezene (gr.Troizn)(34) Pitteo, che possedeva una figlia, Etra (gr.Aíthra); poiché il padre era stanco della verginità della figlia, le aveva dato il consenso per concepire nella reggia il futuro erede al trono, senza dover lasciare per questo la casa paterna.  Cosí Pitteo una notte fece dormire Egeo, suo ospite, con Etra, benché il sovrano ateniese si trovasse in stato di ubriacatura.  Il fatto è che proprio quella notte Etra sognò (Hyg., Fab.- 37; Pseudo-Apollod., Bibl.- iii. 15, 7) di recarsi a Spheria, un'isolotto presso Trezene (35), per fare un sacrificio a Sphero (altri lo chiama Cilla), auriga di Pelope (gr.Pélops)(36).  Ma, al risveglio, dopo esser andata nell'isola si trovò di fronte Poseidone, con cui concepí un figlio.  Una variante del mitologema dichiara che fu nel tempio di Atena Apaturia (37), da Etra dedicatole, che avvenne l'incontro amoroso fra la principessa ed il dio; fatto onde Spheria, da allora, fu detta Hierá ('Sacra').     
         Prima di lasciare Trezene, Egeo nascose la sua spada e i suoi sandali sotto una grossa pietra e raccomandò a Etra, se fosse riuscita a procreare un figlio tanto forte da esser capace di smuovere quella pietra per munirsi di spada e di sandali (38), d'inviarlo presto ad Atene.  Con quei segni di riconoscimento il padre avrebbe compreso che stava di fronte a suo figlio.  Ecco che Trezene fu in tal modo la prima patria di Teseo.  Il ragazzo crebbe forte come Egeo desiderava e a soli 16 anni, dopo essersi recato a Delfi ed aver consacrato la sua prima ciocca virile, fu in grado di sollevare la pietra.  Si mise i sandali ed impugnò la spada,



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avviandosi su ingiunzione della madre oltre l'Istmo di Corinto, alla volta di Atene.  La leggenda naturalmente non indugia a spiegarci da chi egli ha saputo la verità sulla sua nascita (39).  Sulla via per Atene Teseo incontrò vari pericoli, ma li affrontò tutti con vigore, impadronendosi della mazza bronzea di Corinete, uno degli emblematici assalitori.  Che si tratti d'una via simbolica è dimostrato dal fatto che le 'prove' cui l'Eroe va incontro sono, guardacaso, sette; e questo è il numero che rimanda, immancabilmente, all'Ebdomade Planetario sul piano cosmologico ed a quello alchemico sul piano ontologico.  Dopo le prime sei 1. Perifete lo Zoppo (simbolo saturnino), detto 'Corinete', l'uomo colla clava; 2. Sinide (o Sini) il ladrone, detto 'Piziocante' per il vizio di uccidere gl'ignari passanti pregandoli di aiutarlo a piegare le cime dei pini e mollandole poi all'improvviso onde scaraventarli in aria e farli precipitare a terra dall'alto rovinosamente; 3. la 'Vecchia Signora', colla 'Scrofa Bianca' (Fea, figlia di Tifone ed Echidna)(40) che aveva fatto strage della gente del luogo, tanto che questa non osava piú uscir di casa; 4. il brigante Scirone, il quale obbligava i passanti a lavargli i piedi e poi con un calcione li scaraventava giú dalle rocce scoscese a picco sul mare, ove una volta precipitati venivano dilaniati da una Grossa Testuggine Marina; 5. l'arcade Cercione, che sfidava i passanti a battersi nella lotta e colle sue forti braccia li stritolava; 6. il fabbro Procuste (figlio di Sinide), dedito per divertimento macabro ad allungare la gente o ad accorciarla, slogando le persone basse di statura ed amputando quelle alte su due letti appositi avviene infatti la purificazione (41), ma un'ultima prova l'attende, la settima; ossia, una sorta di glorificazione, preceduta dalla possibilità d'un annientamento totale.  Preceduto dalla fama che le sue imprese avevano suscitato, Teseo rischiò per l'appunto d'essere avvelenato dal padre Egeo, su consiglio di Medea.  Esendo una maga, costei sapeva che il figlio di Etra avrebbe conquistato il <Trono>; e, presa dalla paura, aveva trovato quell'artificio onde impedire all'Eroe l'ascesa verso di esso.  D'altra parte era stata lei a provocare quell'influsso magico che aveva portato Egeo da Etra, a Trezene, e l'aveva resa gravida coll'aiuto di Poseidone (42).  Racconta uno scrittore antico (Plut., Thes.- 5d) che il ricevimento dell'ospite avvenne nel santuario di Apollo Delfinio, a dimostrazione lampante che si ha ivi a che fare con un simbolismo 



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esoterico sotteso alla proclamazione regale dell'Eroe.  Siffatto edificio fu eretto difatti, fin d'allora, dove era stato un tempo il 'Palazzo Reale' di Egeo, terzo mitico fondatore di Atene.  Non appena il re gli porse la coppa di benvenuto, contenente in realtà come già spiegato il veleno, Teseo sguainò la spada e il padre immediatamente la riconobbe per sua, accettando il giovane quale proprio figlio di contro al consiglio di Medea, che fu invece scacciata da Atene.  Il luogo dove cadde il veleno, versato a terra da un colpo al bicchiere da parte di Egeo, fu successivamente recintato all'interno del Tempio di Apollo (43) come una santa reliquia.
         In Attica vi erano nemici di Teseo fra i figli di Pallante, fratello di Egeo, i quali speravano di sottrargli il trono dopo la morte del padre.  I Pallantidi dimoravano a Pallene e per sorprendere Teseo si divisero in 2 schiere, ma non riuscirono nel loro intento grazie ad un tradimento interno.  Avendoli uccisi tutti, lo zio Pallante compreso, Teseo andò a scontare l'esilio per un anno a Trezene dalla madre.  Le 7 Imprese prima enarrate possono essere paragonate alle 12 Fatiche di Eracle, quantunque l'Eroe ateniese non sia mai stato assunto nel pantheon olimpico come il dorico Eracle (44).   Anche per Teseo, cosí come per Eracle, si enumerano delle Fatiche minori, non elencate nella lista di quelle principali.  Le due piú significative tra di esse sono la guerra contro le Amazzoni, che è quella qui di maggior interesse essendo oggetto del nostro studio in quest'occasione; e poi l'uccisione del Minotauro, argomento che affronteremo in un articolo a sé (45).  Prima di queste due viene però la lotta col Toro, che Eracle aveva trasportato da Creta ad Argo e poi aveva lasciato andare nella Piana di Maratona.  Come già asserito, alcuni pongono tale impresa quale conclusione delle 7 Prove alle quali Teseo va incontro nella via che da Trezene conduce ad Atene.  Altri la intendono, viceversa, quale impresa minore; in tal caso secondo la leggenda Teseo condusse la bestia, domata, ad Atene ed in seguito la sacrificò ad Apollo Delfinio (46).  Non staremo  a menzionare i particolari della lotta fra i Lapiti e i Centauri, cui partecipò pure il nostro Eroe; diremo, soltanto, che la lotta finí colla cacciata dei Centauri dalla regione del Pelio.  Né faremo cenno piú di tanto alla storia del rapimento della giovane Elena, dodicenne o persino maggiormente giovane, che il figlio di Egeo voleva sposare.  Ciò era avvenuto mentre lei 



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danzava, dopo aver sacrificato, nel tempio di Artemide Ortia (47).   Teseo la condusse dalla madre Etra, ma i Dioscuri (Castore e Polluce) li inseguirono e la riportarono indietro facendo anzi prigioniera Etra, che difatti fu costretta a servire la fanciulla sino alla Guerra di Troia; cioè anche dopo che Elena era diventata sposa di Menelao e fu nuovamente rapita, questa volta da Paride.  Fallita quest'impresa Teseo insieme a Piritoo – male interpretando il consiglio beffardo rivolto a questi da parte d'un oracolo cercò di rapire anche Persefone, la sovrana degl'Inferi, dalla sua camera da letto.  I due principi, evitando il traghetto che forniva il passaggio del Lete, secondo Hyg., Fab., 79 entrarono nell'Ade dalla porta secondaria in una grotta del Tenaro (Capo Tenaro, promontorio della parte meridionale della Laconia, oggi Capo Matapan)(48); attraverso la quale tempo dopo uscí Eracle, che con sorpresa li trovò semiparalizzati all'ingresso.  Dato che l'Eroe ateniese insieme al suo compagno d'avventura era riuscito a penetrare vivo nel Tartaro, bussando alla porta di Ade; ma il Re degl'Inferi li aveva fatti sedere su due troni scavati nella roccia proprio all'entrata del mondo sotterraneo, facendoli attendere mentre andava a prendere per loro dei doni.  Sennonché l'intenzione del nume era l'opposto, cioè di recar loro le Sedie dell'Oblio.  Cosí, tornato, li fece sedere in tali trappole e vi rimasero come incatenati.  In questo stato li aveva appunto trovati nel ritorno dall'Ade durante la XII Fatica il figlio di Zeus (49), il quale provò a liberarli entrambi tendendo loro una mano, ma vi riuscí solo con Teseo applicando il massimo sforzo; a Piritoo toccò in sorte disgraziatamente di rimaner là, poiché era impossibile sottrarlo a quella maledizione nonostanze gli sforzi, osteggiati dalla Terra che aveva tremato come se avesse voluto inghiottirlo.  Questa mancata liberazione di Piritoo fu percepita dalla tradizione greca quale segno di punizione nei suoi confronti, giacché era stato  lui l'ispiratore della scellerata impresa.  Come a dire che agl'Inferi possono discendere e tornare integri solo gli iniziati, o gli Eroi eponimi tipo Eracle.  Eracle, difatti, prima della sua catabasi infera s'era fatto iniziare ai Misteri Eleusini.  Teseo no, perciò era rimasto incatenato, ma a causa della sua eroica natura aveva potuto egualmente esser liberato da un 'predestinato' (50).



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 c)  La prima guerra contro le Amazzoni

          La spedizione di Eracle contro le Amazzoni è ben distinta da quella di Teseo, ma taluni (51) le confondono, asserendo che Teseo partecipò anche alla prima; cosicché ebbe per bottino Antiope, la loro regina.  Costei è ricordata con vari nomi, forse per sovrapposizione mitica di piú regine: Antiope, Melanippa, Orizia.  Secondo codesta versione Antiope, essendo invaghita di Teseo, tradí le Amazzoni consegnando praticamente ai Greci Timiscira (52). Ne divenne quindi l’amante (53).  È opinione del Graves (54) che Antiope, o Ippolita che dir si voglia, avversasse il matrimonio siccome faceva parte d’una società opponentesi alla monogamia.

          Per altri (Paus., Per.- i. 2) e Plut., Thes- xxvi) le cose andarono diversamente.  Ossia Teseo soggiornò fra le Amazzoni molto tempo dopo e in un modo o nel'altro (esistono 2 versioni al riguardo) riuscí a procacciarsi i favori di Antiope; rapendola (prima versione, associante il principe ateniese a Piritoo) oppure dichiarandole ospitalità, cosa cui seguí il suicidio di Soloòne (uno dei tanti accompagnatori di Teseo, invaghitosi perdutamente della Regina.  Antiope lo aveva trattato cortesemente, ma non l’aveva ricambiato, onde disperato Soloone s’era gettato nel fiume Termodonte (55).  Teseo, ricordando un oracolo dell’Apollo Pizio, chiamàò allora il fiume Soloone e fondò in onore del dio Pitopoli, divenuta colonia greca in Asia Minore.  Dopodiché tornò ad Atene in compagnia di Antiope (56).




 dChi sono realmente le Amazzoni?

          La storia delle Amazzoni sembra piuttosto  incoerente, essendo duplice: da un lato vi sono le Amazzoni scito-sarmatiche (57), dall'altro quelle libiche.  Quale sia la loro origine e se vi siano dei punti in comune fra le due stirpi non è facile capire.  Il Graves (58) le mette in relazione col culto di Artemide ad Efeso e testimonia il loro annientamento da parte di Dioniso ad Efeso e a Samo. Quindi, in sostanza, vanno collocate ciclicamente nell'Età del Ferro; la quale come comprova il mito di Edipo è l'Età per



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eccellenza della Madre, ossia della dea luni-terrestre.  Evola (59)  pone la leggenda delle Amazzoni come una rifrazione della spiritualità lunare della Madre nell'Età dell'Argento.  Questa spiritualità <lunare> risale però alla seconda metà dell'Età dell'Oro secondo la Tradizione,  a differenza di quanto sostenuto da Evola, è il Ciclo Evaico della Genesi.  L'Amazzonisno ne è un riflesso effettivo dapprima ma in maniera meno significativa nell'Età dell'Argento, cioè in tempi titanici; e poi, in senso prettamente umano e femmineo, nell'Età del Ferro (60).  Orbene gli Sciti, per la loro posizione geografica, potevano risultare il punto d'incontro di tutte queste tradizioni menzionate.  Argomenta lo scrittore siciliano che la "ginecocrazia anormalmente potenziata delle Amazzoni, indipendentemente dalla sua realtà storica o meno rappresenterebbe una reazione all'usurpazione maschile del potere guerriero semplicemente marziale e non piú solare", rispetto alla sacerdotalità lunare.  Messa cosí la cosa potrebbe apparire accettabile, ed in effetti lo è, ma Evola tende a drammatizzare troppo i passaggi culturali.  Se è vero quel che afferma è sol perché ogni paradiso tende ad esser visto quale inferno da un cielo immediatamente superiore.  Prescindendo da ciò, l'autore considera 'amazzonismo' piú in generale ogni forma di sacerdotalità "atta a dominare sui re", senza "l'ambizione di essere re" (61).  La frase è male espressa o meglio è ad effetto, ma possiede un significato profondo, come sempre succede coi motti evoliani.   
          La persecuzione delle Amazzoni da parte di Dioniso si spiega, dunque, come prevaricazione del ceppo titano-patriarcale.  Quantunque anche da parte di quello eroico (da Eracle a Teseo) si sia avuto un analogo atteggiamento in seguito, benché piú moderato dell'altro.  Evola per la verità afferma il contrario (62), ma male interpreta a nostr'avviso il <Ratto del Cinto e della Bipenne> della Regina delle Amazzoni.  Non si tratta di riportare al ceppo ario quel che era suo, ma semmai un autoattribuirsi sebbene assolutamente legittimo una valenza altrui.  La Doppia Ascia non è d'origine aria, bensì titanica (63); quantunque, in ottica evoliana (64), anche coloro che discendono dallo Śakadvīpa vengano definiti 'Ari' anziché 'Turi'.  



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 e)  La duplice Regina delle Amazzoni, scitica (Ippolita alias Antiope) e libica  (Mirina alias Marianna)


 

continua



Note


(1)      C.Bonnet-Xella, Le grandi fatiche di Ercole- Archeo, Gen. 1994, N°107 (A.IX, N°1), p.89/ col.b
(2)      H.Heras, Studies in Proto-Indo-Mediterranean Culture- Indian Historical Research Institute, Bombay 1953, App., p.483.  Padre Heras cita Her., Hist.- i. 173 e vii. 92 al fine di dimostrare che il ceppo paleodravidico proveniva in origine da Creta e si era poi spostato ad Atene, fondando probabilmente quella cultura che gli archeologi definiscono oggi 'elladica'.  Non essendo ancora sopraggiunti in Grecia gli Elleni a quel tempo, neppure colla loro prima ondata acheo-micenea, la successiva contrapposizione fra Re Minosse e Re Egeo in questa maniera apparirebbe una semplice lotta per la talassocrazia tutta interna al ceppo greco-pelasgico.  Non è da supporre che il Pandione ateniese si sia spostato in India, evidentemente, ciò che risulterebbe di per sé assurdo; ma solamente che sul nome d'un antico eroe comune si siano edificate leggendariamente due saghe parallele, poiché è evidente che i Paleodravidi debbono esser giunti nel Deccan già durante il Mesolitico, seguendo quell'ondata – seppur invertita direzionalmente attestata a livello paletnologico ad es. da R.Furon nel suo pur datato Manuale di preistoria e che ha condotto nuove popolazioni giunte dall'Atlantico (congetturalmente dopo una grande inondazione occorsa in qualche zona dell'oceano) da una parte all'altra del Mediterraneo.  L'opinione del gesuita d'origine ispanica è, inoltre, che l'appellativo  Pandíōn fungesse in forma leggermente modificata da nome dinastico presso gli antichi re di Madurai.  Questo almeno ci tramandano gli autori greci, a suo dire (ibid., n.4), i quali però usano la medesima voce Πανδίων.  Heras menziona in proposito Strab., Rerum Geogr.- xv. 1, Anon., Perip. M.Eryth.- 54 e 58-9, Pseudo-Apoll., Bibl.- iii. 14, 7, Plin., Nat.Hist.- xxvi. 23, 26, Ptol., Geogr.- vii. 1, 11, 89, Dion. Per., Perieg. - 509.  
(3)      Sta su Wikimedia CommonsLink:
https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Krater_Warrior_BM_F158.jpg?uselang=it 
(4)      Su Indra ornitomorfico vedi G.Acerbi, Pico Marzio nell'arte parietale preistorica, dalla Sicilia al Deccan- Alle pendici del Monte Meru (blog, pross.); su Agni ornitomorfico cfr W.D. O'Flaherty, Shiva: the Erotic Ascetic- Oxford Univ.P., Londra-N.York 1981 (ed.or., con altro titolo, 1973), Cap.V, pp. 167-8.
(5)     Bharata-vara è l'antico nome della terra indiana, forse derivato dal nome del re Bhārata (della cui stirpe il Mahā-bhārata dovrebbe cantare le gesta), ma è piú facile supporre il contrario.
(6)      K.Kerényi, Gli Dei e gli Eroi della Grecia- Garzanti, Milano 1976, Vol.2 (ed.or. Die Heroen Griechen- Rhein-Verlag, Zurigo 1958), L.ter., Cap.1, pp. 256-7.
(7)      Ker., op.cit., L.sec., Cap.2, p.176.
(8)      Op.cit., p.257.
(9)     Cfr. G.Acerbi, La leggenda di Bacco e Arianna- Alle pendici del Monte Meru (blog, pross., sgg.
(10)    Cfr. G.Acerbi, Plutone e Proserpina, le due figure piú tenebrose della mitologia greco-latina, con Appendice sui Misteri dei Cabiri (blog, 26-10-15), sgg.
(11)    Ovviamente trattasi del Sogno di una notte di mezza-estate, commedia scritta o messa in scena presumibilmentre tra il 1594 ed il 1596.
(12)     Wikipedia (The Free Enc., on line), s.v.TITANIA, n.1.
(13)    Questo strano personaggio (forse ereditato dal folclore locale), che fa parte della compagnia teatrale artigianale allestita per allietare le nozze di Teseo ed Ippolita, non pare inventato di sana pianta; sembra anzi indicare, fin dal nome (lett. <'Fondo>, s'intende <dell'Inferno>), la sua reale natura.  Per comprenderlo bene occorrerebbe indagare sui 'Misteri Sethiani' et similia durante il Rinascimento, dal momento che il Seth biblico era menzionato nell'elenco degli Imperatores rosicruciani come un capostipite spirituale. Viceversa il Set egizio veniva identificato al terribile ed infernale 'Asino Rosso', di cui comunque esisteva ovviamente un risvolto complementariamente positivo, cosiccome presso gli Ebrei un aspetto negativo rispetto a quello biblico. Sul piano cosmologico le due figure, ebraica ed egizia, rimandavano probabilmente in origine a Canopo, con tutte le conseguenze interpretative che esse richiedevano sul piano ontologico.
(14)    Vi è chi come il Graves associa Bran a Crono, oppure come il De Vries che lo rapporta a Varuna; ma da parte nostra preferiamo identificarlo, tanto sul piano etimologico quanto su quello iconologico, a Brahma.  Entrambi queste divinità dispongono, difatti, d'una 'Magica Coppa'.  In Oberon la 'Coppa' si è persa per strada, nei meandri della storia, ma perdura tuttavia il suo operare magico.  Wikipedia, s.v.OBERON (mitologia), ancora una volta ci viene preziosamente in aiuto.  Benché offra in prima istanza delle false piste per rinvenire le radici mitiche del Re dei Folletti, facendolo derivare dall'elfo merovingio Alberico a guardia del tesoro dei Nibelunghi oppure da Freyr, il Re degli Elfi della mitologia germanica, alla fine c'informa che Oberon vien fuori per la prima volta nel XIII sec. nell'ambito del ciclo carolingio, pur avendo tratti caratteristici del ciclo bretone; peculiarmente, una Coppa di tipo celtico, del tutto simile a quella del Santo Graal...  Come volevasi dimostrare.  Noi eravamo partiti dalla filologia, stimando la vocale iniziale un suono esclusivamente protetico (O-beron < Bran/ Bron) ed evidentemente non ci siamo sbagliati, seppur sia possibile in effetti che la dicitura di 'Re dei Folletti' sia stata ereditata per contaminazione della cultura celto-britannica con quella anglo-sassone dalle tradizioni germaniche.
(15)    Costui altro non è che il Māyin, cioè l'Incantatore.  Tanto il 'Matto', quanto il 'Mago' dei Tarocchi, alludono metafisicamente e cosmologicamente alla costellazione di Orione; ma uno è totalmente al di sopra delle parti, l'altro le dirige.  In costui qualcuno potrebbe vedere semplicemente il Demiurgo e in quell'altro Dio, che reggge le sorti mondane, ma questa è un'interpretazione seppur corretta di tipo inferiore.  Già Teseo ed Ippolita infatti sono figurazioni dell'Essenza e della Sostanza dell'Universo e il festeggiamento del loro matrimonio è quello della 'Camera Nuziale', ossia della ritrovata Unio Oppositorum; della quale tutte le altre coppie, a cominciare da Ermia e Lisandro o Elena e Demetrio, non sono che riverberi vari nella moltiplicità della Natura.  Solamente in Robin, per contro, è incarnato l'arlecchinesco Principio cosmogonico.
(16)    Bisogna stare attenti a parlare di paganesimo rinascimentale, poiché di sicuro il personaggio di Bottom nasce in uno sfondo gnosticheggiante.  E se è vero che lo Gnosticismo sethiano non costituiva un'eresia cristiana, bensí il residuo sul piano religioso d'una scuola dottrinale ebraica nata in principio dal Sethismo (quindi, senza dubbio piú vetusta dell'Essenismo e del Cabalismo, di cui il Saddocismo e il Fariseismo rappresentavano a vicenda l'aspetto exoterico), il sospetto che dietro al 'Sogno' vi sia una simbologia rosicruciana è molto forte.  Non però, come taluno ha tentato di dimostrare attribuendo l'opera shakespeariana ad altri, il rosicrucianesimo deviato alla Francis Bacon; il vero rosicrucianesimo, alla Newton, per intenderci.  Essendo ad ogni modo già andati troppo oltre sull'argomento nel presente scritto, non essendo questo il tema-cardine della nostra discussione, rimandiamo ad altri magari con maggior esperienza in campo gnostico il compito improbo di sviscerare ulteriormente la commedia in questione.  Ad ogni modo, un ampliamento di queste tematiche si troverà in un altro nostro articolo posteriore.
(17)    Archeologicamente parlando, si sono rinvenuti insediamenti continuativi nella zona di Atene risalenti al Neolitico, cioè intorno al 3.500 a.C. (Wikip., s.v.ATENE).
(18)    Peudo-Apollod., Bibl.- iii. 14, 1; Igino, Fab., 160.
(19)   Da costui avrebbe preso nome la rocca Cecropia (gr.Kekropía) ossia la collina presso Atene, divenuta in seguito l'Acropoli (Pl., N.H.,- vii. 194).
(20)   In particolare, della terra rossa dell'Attica.  Ciò che rimanda all'Atlantide, come insegna Guénon.
(21)   K.Kerényi., Gli Dei e gli Eroi della Grecia- Garzanti, Milano 1976 (ed.or. Die Heroen Griechen- Rhein V. AG, Zurigo 1958 & Il Saggiatore, Milano 1963), Vol.2, L.ter., Cap.1, pp. 227-30.
(22)  R.Graves- I miti greci- Longanesi, Milano 1979 (ed.or. Greek Myths- Penguin B., Harmondsworth-Londra 1955), §25d, p.85 e 38.1, pp. 125-6.
(23)    Una diversa versione della vicenda postula che Atena fece spuntare l'Olivo dal terreno roccioso e Poseidone la Sorgente, battendo a terra col Tridente.  Secondo l'ennesima versione (Wikip., s.v.cit.) la diatriba sarebbe sorta fra l'Olivo ed il Cavallo, l'uno emblema di pace e l'altro di guerra.
(24)   Il nome del figlio era Erisittone (gr.Erysíchthon), doppione di Erittonio (gr.Erichthónios), un misterioso essere ofidico ricevuto dalle figlie in un cesto, dono di Atena. 
(25)     Ker., op.cit., pp. 230-1. 
(26)     Op.cit., p.132.
(27)     Ibid. come alla prec.
(28)     Ib.
(29)     Cit., p.233.
(30)     Thuc., Hist.- ii. 15, 1.  Pusania nel Per.- i, 5, 2 asserisce che trattavasi di Immarado, il figlio di Eumolpo.
(31)     Ker., op.cit., pp. 233-4.
(32)     Op.cit., p.234.
(33)     Grav., op.cit., §95.a-b, pp. 293-4.  
(34)     Città dell'Argolide.
(35)    Si tratta d'un isola vulcanica, collegata ad un'altra unita ad essa da un ponte e chiamata oggi 'Poros'.  Per la localizzazione geografica di quest'isola vedi il seguente link:
(36)     Orbene, questo Pelope era figlio di Tantalo (divinamente, di Ermes).  Aveva ottenuto la mano d'Ippodamia, costretta dal padre (il re di Pisa, in Elide) a giacere con lui; in quanto gli era stato predetto che sarebbe stato ucciso dal genero, o secondo un'altra versione perché era innamorato della figlia.  Per tale motivo, offrendo la figlia in isposa ai pretendenti, aveva posto quale condizione delle nozze che il futuro sposo lo vincesse prima nella corsa coi carri.  Mettendo Ippodamia con un pretendente su un cocchio e lanciandolo in una corsa pazza, lo inseguiva; se costui fosse riuscito a fuggire avrebbe avuto la mano della figlia, altrimenti avrebbe dovuto combattere a duello col padre.  Cosí Enomao aveva ucciso tutti i pretendenti, le teste dei quali giacevano inchiodate ai piedi del suo palazzo.  Infine Pelope pregò Afrodite di concedergli in moglie Ippodamia, promettendo alla dea di farle costruire una statua di mirto (pianta a lei sacra) se 'avesse ottenuto quella femmina.  Quindi, siccome l'auriga di Enomao di nome Mirtilo era figlio di Ermes pure lui e nel contempo era invaghito d'Ippodamia, Pelope riuscí a corromperlo (colla promessa che se l'avesse aiutato a vincere la gara avrebbe potuto esser lui a passare la prima notte di nozze colla sposa ed avrebbe avuto metà del regno) facendogli manomettere proditoriamente i perni delle ruote del carro di Enomao e raggiungendo in tal modo il suo scopo.  Non mantenne tuttavia la parola data.  Il sacrificio di Etra all'auriga che aveva permesso a Pelope di vincere Enomao si spiega col fatto che suo padre Pitteo era uno dei figli di Pelope ed Ippodamia.
(37)    Colà le vergini portavano il loro cinto prima delle nozze.
(38)    Graves (cit., p.297, n.5) dichiara il rito dell'estrazione della spada dalla roccia un procedimento atto all'incoronazione regale.  Anche il ritrovamento dei sandali  è giustamente ritenuto dall'autore un altro emblema di regalità, poiché essi sono un emblema della via seguita dal predecessore.
(39)     Ker., op.cit., pp. 234-6.
(40)   Graves (op.cit., §96, pp. 300-1, pp. n.2) menziona un'equivalente 'Vecchia Scrofa Bianca' gallese (Hen Wen).  Per Kerényi (op.cit., p.237) si tratta, invece, d'una 'Scrofa Grigia'.
(41)     Cit., pp. 237-40.
(42)     Da notare che il pianeta Nettuno (Nettuno è l'omologo latino di Poseidone), pur sconosciuto ai Greci, ha realmente a che fare colla magia. 
(43)    Cit., pp. 240-1.  Secondo una variante Teseo fu inviato con successo contro il Toro di Maratona, lo stesso affrontato da Eracle, prima di ricevere la coppa avvelenata.
(44)     Il culto dell'Olimpo come monte dalla cima innevata è chiaramente dorico, probabilmente per il fatto che i Dori erano di origine nordica.  Anche se sarebbe assai difficile ripercorrere per intero il loro tragitto.  A nostro parere, ma è soltanto un'ipotesi di lavoro, essi facevano parte come etnia in principio del ceppo iafetico; che secondo le tradizioni bibliche dopo il 'Grande Diluvio' (identificato dalla Chiesa antica e medievale al Diluvio Atlantideo) sarebbe sbarcato in Armenia, non meno degli altri due ceppi di proveniernza noaica.  E si sarebbero indi spinti verso nord, probabilmente in cerca d'una terra e d'un clima affini a quelli dell'ecumene da dove erano giunti via mare; ma, per motivi che non sappiamo, vi avrebbero in seguito rinunciato.   Stando all'Induismo, l'omologo di Eracle ossia Krishna era amico dei Pandava, che abbiamo piú addietro visto corrispondere ai Panduidi; quindi è evidente che Eracle, l'amico di Teseo, non poteva che risultare d'origine dorica.  E, cioè, ellenica; ma doveva di necessità esser di provenienza pre-ellenica, od in altre parole pelasgica, non meno di Teseo.  Ovviamente tanto Eracle quanto Krishna hanno subito col tempo un processo di indoeuropeizzazione, di dorizzazione nel primo caso e di arianizzazione nel secondo.  Difatti abbiamo dimostrato in un nostro scritto, di prossima uscita (G.Acerbi, Il Re Pescatore e il Pesce d'Oro. Aspetti della Rivelazione Primordiale- I Quaderni di Simmetria, Roma 2016, Capp. I-II  passim), che i Pandava non erano degli Indo-ari, come pretendevano nel secolo scorso Dumézil et al., ma piuttosto dei Paleo-dravidi ibridati con dei Proto-turani.
(45)     Ac., La legg., §c.
(46)     Ker., op.cit., pp. 243-4.
(47)    Abbiamo qui mediato fra Kerényi (cit., p.254), che parla di danza e Graves (op.cit., §103.b, p.331) che parla di sacrificio.
(48)     Ker., op.cit., p.255.
(49)     Eracle all'andata era entrato entrato dal Lete, costringendo Caronte a dargli un passaggio sulla sua barca pur essendo vivo; mentre, al ritorno, era passato dal Tenaro (gr.Taínaron).
(50)    Siffatta apparente incongruenza si basa in realtà sul fatto che gli Eroi (figli d'un dio e d'una madre umana), appartenendo ad un'epoca precedente all'Età del Ferro (ossia a quella del Bronzo, al dire di Platone), non erano soggetti in origine ai Misteri propri dell'ultima epoca; poiché la loro natura non era "umana", bensí "semidivina".  Essendo l'iniziazione un percorso a ritroso nel tempo, come insegnava Plutarco, il loro cammino era diverso dal nostro di uomini decaduti.  Ciò spiega pure la discesa incolume di Eracle nel Tartaro.  Se Teseo vi è rimasto invischiato, è perché la sua natura eroica era solamente vituale, essendo in pratica un uomo dell'Età del Ferro.  A differenza di Eracle, il quale è stato riciclato come tale (il che spiega la sua partecipazione ai Misteri), pur non essendo tale.  Tanto è vero che Eracle appare esclusivamente figlio di Zeus dal punto di vista paterno, mentre Teseo è figlio sia di Egeo (uomo) che di Poseidone (dio).  Ecco il vero motivo della doppia paternità.  R.Graves (op.cit., §95, p.296, n.2) suggerisce l'ipotesi che Piritoo sia stato assunto quale gemello umano di Teseo, al modo di Ificle nei confronti di Eracle.  Infatti Ificle era figlio di Anfitrione e di Alcmena, Eracle di Alcmena e Zeus, che aveva preso l'aspetto del marito onde ingannare la sua bella e fedele moglie generando un figlio assai potente.  In altre parole, s'intuisce in tale suggerimento la possibilità d'intendere l'eroico Teseo quale figlio di Poseidone e il mortale Piritoo come prole di Egeo; ma su codesta ipotesi rimaniamo piuttosto scettici da parte nostra, dal momento che Ificle non ha ricevuto la punizione esemplare ottenuta da Piritoo.  Anzi, si può affermare che egli stia ad Eracle e a Zeus al modo come nella tradizione cristiana lo Spirito Santo si rapporta al Figlio e al Padre.  Cfr. in proposito G.Acerbi, Sulla questione dell'Unicità Divina- Herakles (riv. on line), Digibu, mag. 2015, passim. Non a caso, nell'America Precolombiana, il terzo elemento d'una trinità di tipo cristiano od ellenico veniva definito 'Figlio Minore'.
(51)    Apollodoro, Epit.- i. 16 e Pausania, Perieg.- i. 2, 1, il quale cita Egia di Trezene.
(52)    Secondo Strabone, Geogr.- xii. 5, 1-2 e Servio, Comm. in Aen.- xi. 659 (Grav., op.cit., §131.k) le Amazzoni, scacciate da Temiscira, assieme ai Gargarensi si sarebbero rifugiati sui monti dell'Albania caucasica, affacciata sul Mar Caspio.  Si sarebbero poi spostati sul Caucaso e ad ogni primavera le giovani Amazzoni e i govani Gargarensi si sarebbero incontrati sulla cima d'un monte che separava i loro teritori, dando luogo ad unioni promiscue; i nascituri maschi sarebbero finiti fra i Gargarensi, le femmine fra le Amazzoni, senza stabilire paternità o maternità alcuna.

i Gargarensi, le femmine fra le Amazzoni, senza stabilire paternità o maternità alcuna.
(53)    Op.cit., §100.a, p.321.
(54)    Cit., p.324, n.2.
(55)    Piccolo fiume della Turchia Centr-settentrionale, presso cui sorgeva la leggendaria città di Temiscira, capitale del Regno delle Amazzoni.
(56)    §b, pp. 321-2.

(57)    In un'interessantissima discussione intitolata "Le Amazzoni, fra leggenda e realtà", sul multiblog Termometro Politico, un inserzionista ha postato (13-11-06) un articolo assai interessante e documentato, nel quale mostra con parecchia efficacia come ormai i numerosi ritrovamenti archeologici di donne guerriere inumate nella zona fra l'Ucraina e il Kazakistan abbiano dimostrato la realtà storica della leggenda delle Amazzoni.  Le Amazzoni sarebbero state stanziate a nord-est del Mar d'Azov e proverrebbero dalla popolazione sarmata, in conflitto con quella scitica per un certo tempo, ma poi ibridatasi con maschi sciti fuoriusciti dalla loro tribú per coniugarsi con loro.  Ne darebbero testimonianza credibile, del resto, dapprima Erodoto (V sec. a.C.) e poi in modo maggiormente dettagliato Ippocrate (V-IV sec. a.C.).  L'esistenza reale di queste donne-guerriere nella zona geografica suddetta è testimoniata fino al II-I sec. a.C.; successivamente si hanno soltanto testimonianze indirette tardivamente dagli scontri dei Romani con Unni ed Alani, entrambi di discendenza sarmata.  Per questo gli storici greco-romani, dal I sec. d.C. in poi, hanno trasformato in mito la loro  presenza storica effettivamente rilevata in passato.
(58)    §27.d, p.92.
(59)    J.Evola, Rivolta contro il mondo moderno-Mediterranee, Roma 1976  (I ed. Hoepli, Milano 1934), P.Sec., Cap.7, pp.280-1.
(60)    Evola (Ev., op.cit., p.273) attribuisce loro, rifacendosi all'antropologo svizzero J.J. Bachofen, un tentativo di usurpazione (perché usurpazione?) nel voler raggiungere la mitica Leuké, l'Isola Bianca.  Ma qui sta forse per Śakadvīpa, giacché è nel II Ciclo Avatarico (vedi mito del Frullamento dell'<Oceano di Latte>) che viene prodotta la nascita della consorte-figlia di Varua, l'equivalente indiano di Afrodite e di Venere.
(61)    Cosa intendeva affermare l'autore, che la regalità era superiore sia al sacerdozio che al potere guerriero?  Ciò avrebbe un senso parlando d'un Re Sacro, nei confronti del quale la casta sacerdotale appare come femminile (tale era il sacerdozio, d'altronde, nelle sue origini); ma bisognerebbe distinguere allora una regalità di carattere uranio-solare (vedi ad es. la coppia di Varua e Mitra quali personaggi distinti nell'induismo) da una semplicemente luni-solare (gli stessi nella formula duale Mitra-Varuau).
(62)    Op.cit, p.274.
(63)    Vedi mito di Paraśurāma, il VI Avatāra.
(64)    Cfr. G.Acerbi, L'Isola Bianca e l'Isola Verde- Simmetria on line, N°41 (mag. 2016), passim.




Illustrazioni


1.   Egeo con in mano per insegna l'Asta sormontata dal Picchio riceve Teseo, giunto da Trezene, nella reggia ateniese che diverrà poi il Tempio di Apollo Delfinio (cratere apulio a figure rosse, Pittore di Sisifo, 410-400 a.C., Ruvo, Italia Merid.).
2.   I 5 Panduidi e Draupadī col Vaso dell'Amta (x, Deogarh, India).
3.   Arjuna e l'Apsaras (ill.cont., XX sec., India).
4.   Egeo consulta la Pizia Delfica (o la dea Temi), che seduta sul tripode legge su un piatto oracolare (tondo d'una kylix attica a figure rosse, opera del pittore di Kodros, 440-30 a.C.).
5.   Oberon, col Folletto e la Mermaid  (J.N. Paton, pittore preraffaellita, Scozia, 1888).
6.   Titania, la regina delle fate, che cade (J.H. Füssli, pittore romantico, Casa dell'Arte, Zurigo, 1804-5).
7.   Bottom colla Testa d'Asino amoreggia con Titania (E.Lanseer, pittore britannico, dipinto ad olio su tela, Nation.Gall. of Victoria, Melbourne, XIX sec.).
8.   Pelope ed Ippodamia (Haiduc, opera pers., ott. 2007).
9.   Teseo solleva la pietra indicata da Atra, trovando spada e sandali di Egeo (L. de la Hyre, olio su tela, Szépmüvészeti  Múz., Budapest, c.1635-40).
10.  Tragitto del percorso di Teseo, durante le 7 Fatiche, da Trezene ad Atene e mappa del suo viaggio marittimo diretto da Atene a Creta con ritorno passando per Nasso (cartina geografica).
11.  Teseo ammazza il brigante Scirone (dis., J.C. Andrä).
12.  Ibid. come alla 1 (dett.).
13.  Cartina del Caucaso (incisione in rame, Londra, c.1770).
14.  P.P. Rubens, Amazzonomachia (P.P. Rubens, olio su canapa, Belgio, 1615, ).




 Fonti 

1.   Wikimedia Commons, s.v.AIGEUS.
2.   Ibidem, s.v.PANDAVAS WITH DRAUPADI.
3.   On line (tratto da D.A. Mackenzie, Indian Myth and Legend, Gresham, Londra 1913)
4.   Ibid. come alla 2, s.v.THEMIS AIGEUS.
5.   Ib., s.v.JOEL NOEL PATON OBERON .
6.   Ib., s.v.JOHANN HEINRICH FÜSSLI TITANIA.
7.   Ib., s.v.EDWIN LANSEER TITANIA AND BOTTOM.
8.   Ib., s.v.PELOPS AND IPPODAMIA RACING.
9.   Ib., s.v.LAURENT DE LA HYRE.
10. Ib., s.v.THESEUS.
11. Ib., s.v.THESEUS UND STIRON.
12. Ibid. come alla 1, ritaglio ed effetti reimpostati.
13. Ib.
14. Ib.


Fig.1

Fig.2

Fig.3

Fig.4
Fig.5

Fig.6

Fig.7

Fig.8

Fig.9

Fig.10

Fig.11

Fig.12

 Fig.13

Fig.14











_____________________________
N.B.- Segni diacritici per attuare la correzione: «»

ĀāĒēĪīŌōŪūṚṛḶḷ Ĵĵŷ úíóáýâî äüöÜ Ƒ ∂Ə ǝə ČŚśṢṣŠš ḌḍṬṭṄṅṆṇṁñḤḥ ÈÁ

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