sabato 24 febbraio 2018

ALCUNE NOTE SUL MAKARA







       Il Makara, come ha notato la Viennot (1) nei fregi budhisti appare raramente solo, privo di attributi.  Di solito occupa il centro d’un motivo circolare, sia a Mathurā che a Bhārut (2).  La Viennot si rifà chiaramente a Coomaraswamy, che nel suo studio sugli Yaka (3) ha serbato un importante capitolo all’argomento (4), facendo del Makara un genio delle acque e come tale veicolo delle divinità fluviali.  L’autrice si serve nel suo scritto, onde ottenere i propri scopi, d’un articolo pubblicato in precedenza (5).  Dopo aver esaminato l’abbinamento fra Kāma e il Makara, la Viennot passa ad esaminare la loro presenza sui toraṇa (6) o le balaustre buddhiste, ove il mitico animale è veicolo d’una divinità o generatore d’un rizoma vegetale.  Ciò prima del IV sec. d.C., epoca in cui ha costituito un fondamentale elemento decorativo.  Talora sono delle spirali che li sostituiscono (ad es. su 2 placche votive jaina di Mathurā) (7), le quali però fungono piú da nāga che da makara.  Altre volte (8) s’inseriscono a lato del trono o sul piede-destro dei torana, a mo’ di guardiani, di quali spuntano i viticci.  Il Makara può anche risultare veicolo di qualche personaggio divino, come gli yaka o le yakinī.  A tal proposito occorre rammentare che Ka nella Bhagavad Gītā afferma di Sé: “Io fra i pesci sono il Makara.”



   


Note


(1)       O.Viennot, Le Makara dans la sclpture de l’Inde- Art Asiatiques (Ann. del Mus.Guimet e del Mus.Cernuschi), Parigi 1958, Fasc.3, Tom.V, P.I, pp. 183-206; P.II, Fasc.4, pp. 272-92.
(2)       Vien., op.cit., P.I, p.187, fig.4 e p.272, fig.28. 
(3)       A.K. Coomaraswamy, Yakas: Essays in the Water Cosmology- Munshiram M., N.Delhi 1971 (I ed. Smithsonian Inst., Washington 1928-31, 2 P.).
(4)       Coom., op.cit., P.II, Cap.4, pp. 47-56.
(5)       O.Viennot, Typologie du makara et essai de chronologie- Art Asiatiques, T.1, fasc.3, pp. 189-208, Parigi 1954.
(6)       Sono dei passaggi ornamentali, i quali seondo il C.Humphreys, Dizionario Buddhista- Astrolabio-Ubaldini, Roma 1981 (ed.or. A Popular Dictionary of Buddhism- Curzon P., Londra 1975), s.v. TORANA, p.150) potrebbero aver a che fare – almeno nell’etimo cogli archi shintoisti giapponesi, chiamati Torii.  Imitano i corrispondenti passaggi in pietra in uso prima dell’arte Maurya (III sec. a.C.).
(7)       Ibid. come alla 2, p.188, fig.5.
(8)       Ib., p.190, fig.6.






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