mercoledì 8 giugno 2016

IL SOGNO FIABESCO DI NICK BOTTOM


Follie ed amori alla corte di Teseo ed Ippolita






 
Sommario:

          Introduzione, p.1;  a)  Il contenuto generale del 'Sogno' shakespeariano, pp. 1-2;  b) La vicenda in dettaglio nelle 9 Scene, pp. 2-x;  c) Misteri gnostici nel Rinascimento, pp. xx;  d) Chi era realmente Shakespeare?, pp. xx




       Il Midsummer Night Dream di William Shakespeare (26 aprile 1564/ 25 aprile 1616) è una commedia assai diversa dalle altre del celebre commediografo anglosassone, la piú densa di significati spirituali e dal nostro punto di vista perciò anche la migliore.  Senza toglier nulla alle altre.  Come tutti gli autori teatrali lo scrittore di Stratford-on Avon, «mercatello non privo d'eleganza» (1), non era il soggettista delle sue opere; ma in genere un semplice riadattatore dei temi variamente proposti.  Il 'Sogno' è stato compilato fra il 1594 ed il 1596.  Nel 1593 era stato scritto, invece, il poemetto Venere e Adone.  Analizzeremo ivi, di seguito, il contenuto di tale brillante commedia, per mostrare che nasconde simboli i quali non è facile comprendere di primo acchito.   


      
 a)  Il contenuto generale dell'opera

       L'opera contempla le stravaganze sentimentali di varie coppie amorose.  Due di queste aleggiano per cosí dire sul piano intermedio, psichico-sentimentale: sono Ermia e Lisandro da una parte ovvero Elena e Demetrio dall'altra.  Al di sotto di loro, su un piano decisamente volgare (materiale diremmo), stanno invece Piramo e Tisbe; interpretati da Bottom e Flute, quest'ultimo costretto malvolentieri per la giovane età a funger da donna.  Su un piano superiore, spirituale, dominano viceversa Oberon e Titania; rispettivamente re e regina delle fate, almeno nella Presentazione 



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dei personaggi.  In realtà s'intuisce dietro alle descrizioni un'elementare distinzione, sebbene ormai superata in ambiente elisabettiano, fra Elfi al servizio di Oberon e Fate accerchianti Titania.  Infatti certi elfi appaiono assieme alla sovrana, ma Oberon non ha alcun seguito di fate, segno che i due personaggi vengono appaiati nella commedia con una certa incoerenza.  Dato che Oberon è una figura assolutamente tradizionale, addirittura l'antico Bran celtico (2), mentre Titania è figura totalmente inventata (3)
       Mancano 4 giorni al novilunio, il momento delle nozze fra il duca ateniese Teseo (figura solare, sia nel mito che nella commedia shakespeariana) ed Ippolita, sovrana delle Amazzoni (4).  Sin dalla seconda battuta della Scena I del Primo Atto questi 4 giorni sono paragonati ad un sogno intercorrente sino al momento del rinnovo mensile da parte del luminare notturno del suo ciclo, che ricomincerà coll'aspetto d'un arco argentato, il momento appunto della celebrazione matrimoniale.  Ivi naturalmente non ricorre in alcun modo la vera storia di Teseo e dell'oltraggio subito da Ippolita, non essendo loro i personaggi-chiave della commedia.  Essi rappresentano, in tal caso, unicamente una cornice ideale entro cui racchiudere l'intreccio dell'intera trama.  Egeo inoltre non è il padre di Teseo, ma un semplice nobiluomo ateniese, il genitore scontento della bella Ermia; che contraddicendo la volontà paterna non se la sente di andare sposa a Demetrio, ma vorrebbe maritarsi coll'amato Lisandro.  L'alternativa è la morte od una triste verginità.   Trattandosi per l'appunto d'una commedia, la vicenda piglia allora una piega inattesa a metà fra l'ilare e l'assurdo, il che conduce ad una scomposizione delle coppie in maniera tragicomica.  Alla fine, però, i vecchi amori tornano a ricomporsi magicamente e ciascuno degli amanti si riunisce al proprio partner.



b)  La vicenda in dettaglio nelle 9 Scene

       Alla tipica maniera shakespeariana la Grecia descritta nel 'Sogno' è in realtà l'Inghilterra elisabettiana sotto mutata forma, ove al posto dello Zeús pagano domina il Deus cristiano, cui viene infatti paragonato il padre di Ermia per la propria potestà 



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familiare.   Ermia medesima, avendo quale alternativa alla morte la possibilità di farsi sacerdotessa lunare e di passare la vita a cantare gelide nenie all'astro notturno, pare nella sua femminea sensibilità voler scegliere una via monacale di tipo cristiano piuttosto che non realmente un virginalismo di matrice pagana.  Ma Teseo in funzione di nobile consigliere l'ammonisce con queste parole, che sono in tutta evidenza il caposaldo del pensiero shakespeariano in un'epoca che non è piú quella dell'ascetismo medievale: "Tre volte felici quelle che, signore dei loro sensi, possono sostenere quel vergineo pellegrinaggio, ma sulla terra più fortunata è la rosa che ci concede i suoi profumi, di quella che appassendo sul suo stelo verginale, cresce, vegeta e muore nella pace solitaria."  Ermia tuttavia ribadisce la sua volontà di non consegnarsi ad un uomo verso cui non va il suo affetto.
       È Lisandro nella Scena I del Primo Atto ad aprire il contenuto vero del dramma, cui fa eco l'amata.  Ossia, la scelta amorosa non presenta mai un corso placido.  A volte è la diversità d'anni a porre un freno allo slancio di due amanti, oppure la scelta fatta da altri.  Qualora invece la scelta susciti simpatia ricambiata, vi sono allora la guerra la morte od altri mali a giunger in campo turbando l'orizzonte degli amanti.  Ecco il testo sentenziare allora che "...la felicità dell'amore passa come un suono, si dilegua come un'ombra, non dura che l'istante d'un sogno, svanisce come il lampo d'una livida notte...; e prima che qualcuno abbia avuto il tempo di dire, «mirate!», le tenebre l'hanno inghiottito; e così tutto ciò che è splendido cade rapidamente nel caos!"  Ermia replica che i "veri amanti sono  stati sempre contrastati".  Questa è una legge del destino, che ciascuno s'abitua a conoscere un po' alla volta; e l'accoglie con pazienza, poiché è una  sciagura comune ed inevitabile, "come i pensieri, i sogni, i sospiri, i desideri e le lagrime sono inseparabili da un cuore innamorato."  Benché si faccia accenno vagamente agli Dei, il culto vero attribuito da parte di Lisandro ad Ermia ed Elena è l'Aurora di Maggio; un culto tipicamente anglosassone, per quanto si trovi traccia di esso presso tutti i popoli di lingua indoeuropea, Grecia compresa.  Anche i titoli di parentela e le misure delle distanze appaiono chiaramente attinte dal mondo circostante, il riferimento alla Grecia è puramente fittizio, o meglio ideale.  Ciò è tipico delle opere del grande autore



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inglese, che non si perita di eliminare gli anacronismi: basta pensare alla cassa in cui, astoricamente, viene sistemata la salma di Giulio Cesare nella tragedia omonima.      
       Alla prima entrata in scena di Elena si svolge un dialogo serrato tra le due femmine, che ben mette in luce la vaghezza e l'irrazionalità dei sentimenti amorosi.  Elena di fronte alla bellezza del sembiante di Ermia e alla voce melodiosa della fanciulla vorrebbe che quelle doti fossero una malattia contagiosa, in modo da acquisirle pure lei per poter far innamorare il suo Demetrio, che invece è drammaticamente invaghito di Ermia e intenderebbe sposarla avendo il consenso di Egeo, il padre di lei.  Ad Elena piacerebbe imparare la magia degli occhi di Ermia, ma costei le confessa di non rivolgere altro che sguardi sdegnosi a Demetrio, eppure costui continua ad amarla.  Lo maledice e lui le restituisce amore.  Piú l'odia, piú le viene appresso.  Ermia si dichiara alfine incolpevole della follia di Demetrio.  Tutto il contrario per Elena, siccome l'uomo rimane indifferente al sorriso della donna.  Tanto piú l'ama, tanto piú egli la detesta.  Ciononostante, anche per Ermia a causa del litigio col proprio padre, il paradiso che prima le appariva Atene si è tramutato in un inferno.  Per questo ha deciso di fuggire dalla città l'indomani, col favore notturno, insieme a Lisandro; ma, nel frattempo, dovrà astenersi dal vedere il suo amato.  Si augura, in concomitanza, che Elena dopo la loro fuga possa ottenere il suo Demetrio e venga cosí finalmente ricambiato il grande amore che gli riserva.  Rimasta sola, dopo l'uscita di scena dei due, Elena si domanda perché mai proprio Demetrio non riconosca quel che tutti in Atene riconoscono; ossia, che lei non è meno attraente di Ermia.  A giustificazione di ciò, Shakespeare le mette in bocca parole che appaiono invero una riflessione dell'autore sulla condizione umana.  "L'amore non vede cogli occhi, ma con lo spirito; ed ecco perché l'alato Cupido è dipinto cieco.  L'amore è privo di ogni discernimento; ali e non occhi sono l'emblema di una foga inconsiderata; ecco perché si dice che l'amore è un fanciullo; perché nelle sue scelte sbaglia molto spesso."  Ritornata nella sua parte di donna delusa, Elena ricorda a sé stessa che Demetrio prima di innamorarsi di Ermia, era preso da lei e le aveva fatto dolci giuramenti.  Poi ha perso la testa per l'altra, ma se andasse a confidargli che Ermia è fuggita via, potrebbe forse 



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ottenere fiducia dal suo ingrato amato.
       All'inizio della Scena II entrano 5 dei 6 personaggi che coi loro nomi anglosassoni riportano la prospettiva teatrale alla contemporaneità dell'autore, stabilendo un intermezzo recitativo che fa da contrappunto alla vicenda principale della commedia, ambientata nella classicità.  Sono un falegname (Snug), un tessitore (Nick Bottom), un riaggiustatore di mantici (Francis Flute), un carpentiere (Peter Quince) ed un sarto (Robin Starveling).       


(continua l'analisi delle 8 Scene)





c)  Misteri gnostici nel Rinascimento      

       Che 'Il Sogno' sia l'opera maggiore di Shakespeare, chiunque sia l'autore celato dietro questo nome (nel caso ve ne sia uno), è unanimemente riconosciuto.  Le ragioni di ciò son dovute al fatto che è chiaramente intuibile, dietro l'apparenza leggera del tema, una sapienza di tipo gnostico-rosicruciano, avente il suo culmine nella scena del sogno di Bottom.  Non per nulla è la scena che, senz'ombra di dubbio, conferisce il titolo alla commedia.  Si noti che il personaggio-chiave dell'intera trama è un tessitore che ha  come nome l'appellativo popolare  inglese del Diavolo, appunto Nick, e per cognome il termine Bottom significante 'Fondo'.  Come non pensare dunque al 'Fondo dell'inferno'?  Se poi consideriamo che è proprio Titania, l'immagine dell'Anima Mundi nella storia fantastica, a congiungersi sessualmente con lui in forma onocefala non si può non pensare ai significati esoterici trasfusi nel testo.  Innanzitutto la 'Testa d'Asino' bottomiana, indipendentemente dalle parentele letterarie (20), si richiama a Seth.  Il terzo figlio di Adamo, a giudizio di Evola (21) figurava del resto nella lista degli Imperatores rosicuciani.  Solo in questo modo si può attribuire un senso compiuto alla scena.  Infatti la Unio Oppositorum fra Bottom e Titania, pur essendo un compimento verso il basso, è una tappa sulla via che conduce al perfezionamento interiore assoluto.  Nella commedia non si giunge a tanto, ci si limita alle nozze finali delle varie coppie, cosa che rappresenta il ritrovamento del 'Paradiso Perduto' in senso miltoniano.  Addirittura si può intendere Nick Bottom quale maestro di cerimonia d'un rituale segreto, di tipo appunto rosicruciano, durante cui le coppie cambiano partner per congiungersi al modo del maestro con un'incarnazione della 'Materia Prima' (22).  Bisogna tener conto che l'orgia in origine non rispondeva ad un comportamento irreligioso, ma semmai al contrario, ovvero ad un senso comunitario del sacro.  Come insegna ancor oggi il Tantrismo indiano, il quale ha avuto un corrispettivo occidentale nella Gnosi libertina; o se si vuole di sinistra, spiritualmente e culturalmente parlando, la prassi politica relativa ne è solamente una degenerazione contemporanea.  Tale comportamento era adatto alle necessità dell'Età del Ferro, per dirla colla mitologia greco-romana; insomma agli uomini decaduti del Dopo-Babele, stando agl'insegnamenti biblici.  Ecco allora che le interpretazioni novecentesche del 'Sogno' basate sulla psicanalisi (la selva intesa quale luogo d'apertura ad un comportamento sessuale disinibito), alle quali fa cenno qua e là la giovane attrice, drammaturga e saggista Caroline Pagani in un suo significativo articolo (23) se intese a questo modo risulterebbero accettabili.  Tanto piú che ella inserisce questo significato in una cornice metempirica, scrivendo chiaramente che il sapere informante "il pensiero elisabettiano e quindi l’estetica shakespeariana deriva dalla scuola neoplatonica fiorentina, ma anche dall’ermetismo e dalla filosofia dei Rosacroce", la quale potrebbe aver esercitato non pochi influssi sull’elaborazione delle creazioni poetiche del commediografo anglosassone. "La letteratura inglese, tra la fine del XVI secolo e l’inizio del XVII secolo, è impregnata di influenze occultiste ed esoteriche. I drammaturghi elisabettiani non solo Shakespeare, ma anche Christopher Marlowe e Ben Jonson hanno prodotto opere che si colorano di un esoterismo in cui è possibile scorgere l’uso di idee riprese da dottrine dei Rosacroce, idee anteriori al movimento stesso e che hanno nutrito l’humus cui il grande drammaturgo ha attinto (24)."  Perfettamente d'accordo.





d)  Chi era realmente Shakespeare?     



continua






Note


(1)      W.Shakespeare (a c. di A.Catelli), Teatro scelto- Bietti, Milano 19?? (d.n.c.), Introd., p.5.
(2)     G.Acerbi, Teseo e la Regina delle Amazzzoni, da Omero a Shakespeare- Alle pendici del Monte Meru (blog, 4-02-16), §a, p.3. 
(3)        Ibid. come alla 2. 
(4)       Anche questa coppia, benché desunta dalla mitologia greca, nei due ruoli presenta qualcosa di ibrido.  La coppia tradizionale, viceversa, vede il principe Teseo giungere al matrimonio colla Regina delle Amazzoni dopo aver acquisito il trono che era stato di Egeo.
(5)        A 

(in via di elaborazione)

(20)      Il richiamo, riconosciuto dagli studiosi, è in genere all'Asino d'Oro di Apuleio, ma personalmente non ne siamo del tutto sicuri.  In quel caso l'Asino si riferisce al Set egizio, mentre qui la Testa d'Asino pare ricordare piuttosto il Seth ebraico, venerato come Imperator dai Rosacroce.  I Rosacroce  avevano fatto propria la dottrina di Ormus, un monaco cristiano dietro al quale celavasi invero la figura persiana di Ahura Mazda.  L'Asino Tripode avestico ha avuto, in tal modo, una replica in ambito europeo attraverso i Massoni e i Templari.  Cfr. G.Acerbi, Sulla questione dell'Unità Divina- Digibu (on line), Feb. 2015, §x, p.xx.
(21)        J.Evola, Il mistero del Graal......- Mediterranee, Roma 19  da completare
(22)        Il comportamento orgiastico delle sette luciferico-sataniche è basato sugli stessi presupposti, benché lo scopo non sia in questo caso di liberarsi dagli aspetti inferiori del nostro essere bensí di dare sfogo agl'impulsi istintivi quale fine a sé stante.
(23)        C.Pagani, Shakespeare e la filosofia occulta del Rinascimento- Shakespeareweb (on line, d.n.c.). 
(24)         Ci siamo permessi nella citazione qualche piccola correzione di punteggiatura, che probabilmente la fretta o la foga della pubblicazione ha impedito di fare alla stessa autrice.
  







Fig.1.
  (J.H. Füssli, Die Elfenkönigin Titania streichelt den eselsköpfigen Zettel, olio su tela, 1780-90)


Fig.2.
  (La figura di Nick Bottom, idem, dett.)



Link:

http://www.shakespeareweb.it/temi/tematiche_pagani_caroline_shakespeare_e_la_filosofia_occulta_del_rinascimento.htm 


 Video:
 
 soggetto teatrale

film del 1999

 Il Regno di Oberon (Scherzo, dall'opera musicale di Mendelsohn) 

 

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N.B.- Segni diacritici per attuare la correzione: «»


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