giovedì 29 maggio 2014

L'EVOLA ARTISTA, LETTERATO E FILOSOFO. IL PENSIERO E GLI SCRITTI GIOVANILI (con una premessa astrologica sul personaggio)










         Abbiamo approntato queste poche righe in seguito all’invito d’un amico, il dott. E.Albrile, che ci aveva pregato di redigere alcune note di giudizio sulle pubblicazioni di Julius Evola; dal momento che un pubblicista austriaco (T.Haql), in contatto epistolare con lui, era interessato a compiere un’indagine sull’opinione dei lettori italiani di E. nei confronti dello scrittore siciliano.  Un po’ titubanti  al pensiero della mole di lavoro da svolgere onde discutere al meglio gli scritti di colui che a buon diritto può esser considerato il maggior saggista del Novecento italiano, pur essendo rimasti da tempo lontani dal mondo dell’editoria professionale salvo qualche sporadica apparizione in alcune riviste divulgative, ci apprestiamo ora ad esprimere la nostra opinione nelle pagine a seguire.  Sebbene la destinazione originale dello scritto sia poi sfumata, per motivi che non stiamo a dire.  Onde poter offrire una piú ampia sintesi sull’argomento abbiamo pensato di dividere il tutto in 3 distinti articoli ovvero, oltre a questo (che si occupa del periodo 1916-27), il prossimo che tratterà Le tematiche pagane ed orientali dell’Evola maturo (fra il 1928 ed il 1949) nonché infine Gli studi metapolitici nelle opere e nelle memorie dell’ultimo Evola (1950-74).  Altri articoli minori, invece, si occuperanno di singole opere dell’autore. 



a)    La nascita (1898) e gli aspetti genetliaci

         Il barone Giulio Cesare Andrea Francipane, in arte Julius Evola, è nato a Roma il 19 maggio 1898 da famiglia cattolica di vecchia origine ispanica.  Dall’oroscopo dell’uomo, stilato con tocco poetico e tecnica immaginifica ma con approssimazione da parte del pur bravo astrologo F.Waldner (1) – forse a scopo letterario o per cautelarlo da eventuali pratiche magiche negative – dopo un incontro collo scrittore allorché questi trovavasi probabilmente già in età avanzata, abbiamo tratto delle considerazioni preliminari generali; coll’aggiunta, tuttavia, di analisi astrologiche nostre in base ad una consultazione piú dettagliata della tavola delle efemeridi nella seconda metà dell’Ottocento.
         Generato col Sole al M.C. (2) nei gradi finali del Segno del Toro (la terza decade giacendo sotto l’influenza dell’asterismo di Orione, il «grande guerriero» dei cinesi),  è quest’aspetto che gli ha conferito il suo peculiare titanismo apollineo; controbilanciato sul piano dionisiaco dall’opposizione netta del luminare diurno ad Urano congiunto a Saturno all’I.C., entrambi retrogradi nella prima decade del Sagittario, ad indicare un maggior interesse per il passato che per il presente.  Oltreché una generale estraneità verso l’ambiente familiare e la propria nazione di nascita, almeno nella prima parte della vita.  Tale ampia congiunzione in Sagittario opponevasi oltretutto ad una analoga in Gemelli fra Plutone (2a dec.) e Nettuno (3a dec.), ciò indicando dei problemi insormontabili fra la passione per il sublime in senso gioviano e la libera espressione della parola in senso mercuriale; in altre parole, dei contrasti fra la fiamma interiore dell’ispirazione tradizionale e la voce intellettuale del proprio tempo.  Venere era congiunta a Nettuno strettamente in Gemelli.  Dunque il trasporto artistico s’appoggiava alla moda generazionale dell’epoca, di tipo intuitivo ed immaginifico, parolaio e decadente (3).  Questo almeno fino alla seconda metà del 1914, anno in cui è nata la nuova generazione cancerina e sono sorti, in parallelo, nuovi ideali patriottici (4).  Trovandosi Marte nella seconda decade dell’Ariete, in Campo IX, bene aspettato (trigono) nei confronti del Saturno sagittariano congiunto ad Urano nel medesimo Segno, ecco che la vera ricerca del Nostro in età matura, una volta trascorsa la moda del tempo, ha ricevuto il sostegno continuativo (saturnino) oltreché quello straordinario (uranico) del Fuoco di Vesta.  E l’a., anche per l’influenza guénoniana, si è concesso maggiormente a studT di genere tradizionale.  Tale aspetto gli ha donato peraltro una fortissima personalità, resistente alle mutazioni occasionali e agl’incidenti di percorso.  In quanto all’intelligenza vera e propria ed alla sensibilità emotiva del geniale Julius (5), la presenza di Mercurio nella prima decade del Toro e della Luna nello stesso Segno (non sapendo l’ora non sappiamo se nella seconda o nella terza decade, cioè se in congiunzione a Mercurio o al Sole, oppure a metà)(6) lo ha spinto a rilevare la grande importanza della Lex Perpetua (7); o, se preferiamo dire con espressione indú, del Sanâtana Dharma.  Questo però ancora una volta appare in antitesi alle ambizioni personali ed intellettuali del personaggio, che infatti – al dire del Waldner – possedeva un Ascendente in Leone (in quadrato ai pianeti taurini, ma in trigono a quelli sagittariani nonché al Marte arietino) e pertanto il Discendente in Aquario (in analogo aspetto); cosa che oltre a provare la discendenza aristocratica della famiglia d’origine, determinava in lui a livello pratico una prorompente personalità ed un orgoglio individuale notevole, non sempre però bene indirizzato.  Quantunque egli fosse mosso idealmente dalla fiamma della tradizione e da una volontà di ricerca precisa, condotta senza tentennamenti.  Il Discendente aquariano sottolinea viceversa il fatto che non fosse portato verso una relazione matrimoniale stabile e monotona, ma preferisse relazioni dinamiche ed instabili.  Il che vale anche nel campo intellettuale, in cui spaziò da un’area all’altra con gran disinvoltura.  La presenza di Giove all’inizio della Bilancia, in sestile preciso con Urano (8), indica una predisposizione particolare verso le conoscenze cosmologiche, dominanti sugli aspetti metafisici.  Anche se la presenza di Giove nel Campo III, crediamo ma non ne siamo sicuri non conoscendo il grado dei Campi (legato all’ora esatta di nascita)(*), dovrebbe aver limitato la sua idea di tradizione agli studi ed ai brevi viaggi, senza che l’intellettualità venisse trasformata in sapere operativo effettivo.
         Giustamente il Waldner ha intravisto nella personalità evoliana il dominio di Saturno, il cd. ‘Guardiano della Soglia’.  Ed in effetti è a codesto Guardiano che vanno associati tutti coloro che giungono nei pressi della Porta iniziatica (9), ma non osano per motivi vari oltrepassare la Soglia (10).  Infine il Nodo Lunare Asc. nel VI Campo (Domus Laboris) nonché nel freddo Capricorno, ove Crono trovasi in domicilio, ci rivela il fondamentale interesse – trasformatosi evidentemente in mestiere – dello scrittore per la storia umana nel suo complesso; un interesse comunque freddo e distaccato, razionale diremmo, coll’aderenza che conosciamo verso i movimenti politici di destra (legati simbolicamente, in quanto estremisti, al solstizio invernale).  Senza disdegnare incoerentemente – per via del Nodo Lunare Disc. in Campo XII (Domus Inimicorum) e nel sentimentale Cancro – sconfinamenti nella via opposta in campo artistico od erotico, su suggerimento d’una Venere ambigua (gemellare) oppure dispersa verso la molteplicità, con predilezione per l’intellettualità o l’immaturità della partner (11).                

(continua)



Note


(1)      F.Waldner, Il Guardiano della Soglia; in AA.VV. (a c. di G. de Turris), Testimonianze su Julius Evola- Mediterranee, Roma 1973, pp. 211-5.
(2)      Non avendo a disposizione l’ora di nascita, che il Waldner non menziona, ma solo il Segno dell’Ascendente (il Leone), si può tracciare un quadro dei Campi simile a quello di solito utilizzato in astrologia quando non si conosce l’ASC.  In tal caso è infatti costume parificare l’ASC al medesimo grado del Sole, domificando le altre Case ogni 30°.  Dato che qui abbiamo viceversa a disposizione il Segno ma non il grado dell’ASC., potremo utilizzare l’espediente di stabilire case paritetiche in gradi a partire dal grado 15° del Leone; insomma, la II a 15° della Vergine, la III a 15° della Bilancia ecc.  In modo da ottenere la miglior approssimazione possibile.  Per quanto riguarda la congiunzione del Sole al MC sarebbe opportuno sapere dove il luminare diurno cada esattamente, visto che colla domificazione provvisoria (MC a 15° del Toro) adottata il Sole risulta in Casa X, cosignificante del Capricorno; ma se il MC cadesse piú oltre il Sole si troverebbe in IX, cosignificante del Sagittario.  La differenza fra le due posizioni sarebbe grande, perché nel primo caso – quello da noi supposto – verrebbe esaltata la freddezza dell’uomo e la passione per lo studio del divenire ciclico; viceversa, sarebbe messo in risalto maggiormente il senso della tradizione e l’interesse per l’iniziazione.  Pensando a certi atteggiamenti incoerentemente antitradizionali di Evola opteremmo, quindi, per la prima opzione.  Qualora si verificasse di preciso coll’esatta ora di nascita che è invece da considerare valida la seconda, è possibile che pur stando il Sole in IX ma congiunto al MC, risultino praticamente valide entrambe le opzioni.  E questa è probabile sia la soluzione migliore, dato che taluni lo considerano un maestro, benché sui generis, in campo tradizionale.    
(3)      Il tema della decadenza – donde s’è adottata da parte degli storici della letteratura la voce ‘decadentismo’ – è legato per la verità al decennio 1880-90, cioè quello precedente alla nascita di E., in cui il piacere estetico della distruzione del mondo circostante aveva paradossalmente raggiunto il suo massimo livello.  In parallelo la pittura tardo-impressionista aveva rispolverato in certo modo, anche se con tecniche differenti, quell’arte per l’arte che era andata di moda coi primi romantici.  Insomma, l’arte svincolata dal pensiero; poiché mentre nella seconda metà del Settecento – ha notato A.Hauser nella sua splendida Storia sociale dell’arte- Einaudi, Torino 1956 (ed.or. Sozialgeshichte der Kunst und Literatur), Vol.II, P.VIII [n.num.]), Cap.VI, p.204) – l’arte era stata associata alla filosofia, nella prima metà dell’Ottocento il connubio si era svolto colla letteratura.  Sebbene dal 1.890 in poi il decadentismo abbia progressivamente perduto il suo fascino suggestivo e gli sia subentrato il cd. ‘simbolismo’ (ibid., P.IX [n.num.], p.420), passaggio che viene sintetizzato letterariamente col trascorrere da P.Verlaine a S.Mallarmé  – attraverso A.Rimbaud – e concettualmente dall’oggettivismo al soggettivismo (nel senso dell’idea che piglia il posto del reale), si può estendere il termine a tutti quei movimenti d’inizio del Novecento nei quali si è andato progressivamente logorando il ruolo normale della parola o della forma artistica in quanto tale.  Questa tecnica, checché ne pensassero E. e tutti gli esponenti di quella generazione coi due pianeti piú lenti in Gemelli (in trigono all’esteticissima Bilancia), rappresenta a ben vedere una sorta di tumore della cultura occidentale.  Non per niente è il subconscio, non il superconscio, che giunge a farla da padrone nei confronti del conscio; e del pari la suggestione al posto della convinzione, l’ignoto in luogo del già sperimentato.  L’utilizzo d’un linguaggio pre-grammaticale e d’una tecnica non figurativa nelle arti plastiche non costituiva d’altronde una novità assoluta nel panorama storico-artistico mondiale.  Basta pensare alla simbolica dei mantra o degli yantra indú, a quella dei dhikr islamici o dei mandala buddhisti; od ancora alla raffinatezza dell’arte calligrafica cinese, che riuniva parola e figura in un unico principio estetico.  Diversamente che in Oriente lo sciogliersi delle forme in Occidente non ha assunto tuttavia un valore sacrale, apparendo piuttosto un amorfismo intellettualmente inerte, nonostante le pretese dinamiche a livello psichico.  Se è un punto d’arrivo, lo è in senso negativo, anzi drammatico come insegna taluno; vide in proposito H.Sedlmayr, La morte della luce- Rusconi, Milano 1970 (ed.or. Der Told des Lichtes- O.Muller, Salisburgo 1964, passim).  Quantunque a onor del vero il punto di vista che l’arte dell’Ottocento e del Novecento rappresentino una totale involuzione del gusto artistico, fatto proprio in seguito seppur con totale incoerenza anche da E., vada preso cum grano salis; nel senso che vi è al contrario una diversa opzione, come sottolineeremo piú avanti (cfr. n56), prospettante una tesi opposta.  Cosa quest’ultima giustificabile colla presenza, assolutamente indiscutibile, di grandi artisti nel periodo.
(4)      Potrà parer strana l’associazione della parola ‘patria’ alla costellazione lunare del Cancro, ma a parte il fatto che il termine anche nella nostra lingua è femminile, in altre lingue come l’inglese essa è designata mother-land (terra-madre).  I Padri d’altronde sono gli Antenati, il cui mondo è miticamente rischiarato dalla fioca luce lunare piuttosto che dallo splendore solare.
(5)      La rilevanza della figura di E. è stata riconosciuta al di fuori dei confini nazionali, come testimonia fra le altre cose il riconoscimento tributatogli dal guénoniano P.Bazan, allora direttore della Revue d’Hermenéutique, in Razza dello spirito (AA.VV., op.cit., p.38); per quanto la testimonianza sia inficiata da una sottile retorica che, sinceramente, ha assai poco dello stile asciutto del maestro di cui si dice sia stato allievo.
(6)      Il Toro ha pure a che fare coi piaceri sensuali della tavola e della vita in generale, femmine incluse.  Ha fatto notare ironicamente N.Guglielmi ne Il solitario antesignano della destra tradizionale ed il suo pensiero sulla rinascita della cultura (op.cit., p.148-56 passim) che oggetto degl’incontri fra il filosofo siciliano – cosí ad E. piaceva esser chiamato – ed il gruppo di altri 4 scrittori facenti capo al Secolo fascista (lui, Fanelli, Serventi, Cavallucci) non era solo l’argomento del perfezionamento spirituale.  Oltreché di temi culturali essi amavano discutere, a suo dire, di ostriche e di vini pregiati.  Confessando, tra l’altro (ibid., p.151): “E, poi quello che molto ci interessava era l’elemento femminino quale oggetto di voluttuose ed aristocratiche avventure.”  Aristocratiche, o libertine...?  Ed alfine concludeva (ib., p.158) dopo molti elogT d’altro tenore, a proposito della menzione da parte di A.Romualdi di ciò che Porfirio aveva scritto di Plotino (in riferimento onorifico ad E., s’intende), ossia che questi non amava parlare dei proprT  dati personali per non vergognarsi d’avere un corpo:  Questo poco si accorda con i miei ricordi giovanili di Evola, e tanto meno con le dicerie – pubblicate anche in Francia – circa un Julius Evola indulgente in tenebrose pratiche «tantriche» con giovani ragazze bionde.”  (Notare che le virgolette, ma non il corsivo, fanno parte dell’originale.)
(7)      J.Evola, Rivolta contro il mondo moderno- Mediterranee, Roma 1969 (I ed. Hoepli, Milano 1934), P.I, § 4 sgg.
(8)      Giove, signore diurno del Sagittario e perciò simbolo della Tradizione, è in Bilancia; mentre Urano, esaltato in Bilancia in quanto signore degli inizi (al modo di Giano, cui si identifica parzialmente, sebbene l’astrologia moderna abbia commesso l’errore di chiamarlo col nome ellenico piuttosto che coll’equivalente nome latino come gli altri due pianeti lentissimi), è in Sagittario.  Questo scambio planetario, pur essendo bene aspettato da un sestile netto che mostra un interesse autentico e profondissimo del soggetto verso la Tradizione Primordiale, evidenzia d’altro canto un ribaltamento problematico fra estetica (la Bilancia ha per domicilio diurno Venere) e religione; nel senso che la religione o se vogliamo la tradizione assume contenuti estetizzanti e l’estetica, al contrario, è di tipo religioso ossia tradizionale.  Di piú.  Siccome il Sagittario è cosignificante del Campo IX, casa dei viaggi ed in senso traslato dell’iniziazione, la presenza di Urano e di Saturno in codesto Segno – indipendentemente dalla loro collocazione nel loro effettivo campo, che non conosciamo non avendo a disposizione l’ora natale – attesta di per sé che il soggetto tendeva a considerarsi iniziato direttamente dall’alto, senza intermediari umani; o meglio, si rifaceva mentalmente al tempo delle origini, quando non c’era alcuna iniziazione, perché l’anima umana non conosceva la corruzione interiore.  Sarebbe interessante sapere l’estensione effettiva del Campo XII di quest’oroscopo, la cui cuspide era necessariamente in Cancro o forse in Gemelli (il Mithuna degli indú), per constatare quale pianeta ne fosse di preciso il dispositore.  Giacché è la XII Casa che mostra la possibile realizzazione spirituale dell’individuo e la via da costui seguita in base ai transiti del suo dispositore planetario, al di là d’ogni altro fattore, nel proprio passaggio terreno ultimo.  Infatti il dispositore della XII nell’oroscopo personale, essendo tal pianeta in certo modo cosignificante di Giove (domicilio notturno del XII Segno, i Pesci), attraverso i transiti ne determina l’effettiva realizzazione.  Sempre che il compimento non sia ostacolato da aspetti planetari sfavorevoli riguardanti la cuspide iniziale del Campo XII.  La presenza d’un pianeta in tale casa indica invece la semplice predisposizione generale, ossia la qualifica individuale, a meno che coincida col dispositore della casa stessa.  Per es., se E. avesse avuto la XII in Gemelli (domicilio diurno di Mercurio) sarebbe stato adatto a seguire una via ermetica; ma se nel campo avesse avuto anche Venere (congiunta a Nettuno e a Plutone) sarebbe stato qualificato per una via realizzativa specificatamente di tipo tantrico.
(*)      Qualora qualcuno la conoscesse gli saremmo assai grati se potesse fornircela al seguente indirizzo elettronico: acerbigiuseppe@gmail.com. 
(9)      Quando ancora ventiquattrenni poco prima del militare ci trovammo a compilare la sceneggiatura del nostro secondo film (intitolato Kessi. Una storia pid antica del mondo, in 16 mm, 1976-82; poi rimodellato in betacam analogico col titolo Kessi, il Cacciatore Celeste, 1997), dovendo aggiungere per forza di cose delle parole di testo alla scena d’arrivo del simbolico Cacciatore sulla soglia degl’Inferi (trattavasi d’una antica storia hittita raccolta da T.H. Gaster e da noi  trasposta fantasticamente in una dimensione atemporale), c’ispirammo non a caso a certa fraseologia evoliana per la parte del Drago.  Intuivamo allora acriticamente, senza ancor esserne del tutto coscienti, che proprio quella era la posizione spirituale del N.  Vale a dire, detto in sintesi, la proclamazione della natura ideale del vivere; senza tuttavia la coscienza che tale idealismo gnostico, apparentemente dicotomico nei riguardi del materialismo agnostico dell’Arpia, andava superato oltre la Soglia.  Solo attraverso il viaggio iniziatico nel Mondo Infero il protagonista, reduce da una caccia disperatamente tragica ed infruttuosa, poteva superare quel dualismo intimo che lo aveva condotto sul cammino del Sole.  Trovando alfine la pace nelle parole di Šamaš, il dio della luce, che similmente a quanto insegnato da Krsna ad Arjuna nella Bhagavad GT lo invitava a superare gli opposti.  Avevamo appunto tratto le parole, adattandole ovviamente al contesto, da tale testo indiano miscelato con alcune frasi d’un imperator rosicruciano (I.Newton).
(10)     Per la verità non troppo dissimile è la condizione di coloro che, essendosi affidati ad un tipo d’iniziazione solamente speculativa quale s’incontra oggi in Massoneria al dire dei massoni stessi, non riescono a percorrere la Discesa, pur avendo già oltrepassato la Soglia; di fatto, rimanendo per cosR dire al di là della Porta, in una spiacevole situazione di stallo spirituale.  Altri, pid fortunati, vanno avanti nel percorso; ma, stranamente…, non riescono a compiere la Risalita che li condurrebbe al grado di Maestro; o, una volta abbandonato il Mondo, persino di Gran Maestro.  I maestri ed i gran maestri odierni, che pur son tali a parole, sono veramente quel che designano i loro titoli?  Qualcuno sostiene che, per influenza dell’Ordine eretico degl’Illuminati, la Massoneria sia stata proditoriamente svuotata nelle sue acquisizioni interiori.  Complicato asserirlo dall’esterno.  Il N., ufficialmente, si dice non abbia mai avuto alcuna iniziazione; cosa che parrebbe confermata da un’affermazione indubbiamente ingenua dell’a., secondo cui in tempi come quelli odierni non è opportuno affidarsi a dei maestri, bastando al loro posto i libri.  Vi è chi, invece, afferma il contrario; ovvero che E. avrebbe avuto un contatto iniziatico sia attraverso l’Oto (Ordo Templi Orientis) sia attraverso un altro sodalizio, cosa che in assenza di dichiarazioni in proposito da parte di E. medesimo risulta difficile da assecondare o da smentire.  Persino l’invalidità, ufficialmente provocata da un bombardamento, verrebbe da taluno messa in relazione ad un incidente (?) nella suddetta confraternita anziché al bombardamento di Vienna.  Da parte nostra, a causa della mancanza di dati piú precisi, non sottoscriviamo né neghiamo a priori tali congetture e nemmeno la portata eventuale di quanto ipotizzato.  Ambasciator non porta pena.  Tuttavia, circa la tesi contro-iniziatica cfr. n.84; mentre, per il resto, la cosa non ci convinse allora né ci convince oggi.
(11)     Cfr. n.6.   Ciò a dispetto di quel che sarà il suo credo, visto che il Tantrismo è pur sempre una via di sinistra e non si può limitarla esclusivamente all’aspetto sessuale.



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