Abbiamo approntato queste poche righe in
seguito all’invito d’un amico, il dott. E.Albrile, che ci aveva pregato di
redigere alcune note di giudizio sulle pubblicazioni di Julius Evola; dal momento
che un pubblicista austriaco (T.Haql), in contatto epistolare con lui, era
interessato a compiere un’indagine sull’opinione dei lettori italiani di E. nei
confronti dello scrittore siciliano. Un
po’ titubanti al pensiero della mole di
lavoro da svolgere onde discutere al meglio gli scritti di colui che a buon
diritto può esser considerato il maggior saggista del Novecento italiano, pur essendo
rimasti da tempo lontani dal mondo dell’editoria professionale salvo qualche
sporadica apparizione in alcune riviste divulgative, ci apprestiamo ora ad
esprimere la nostra opinione nelle pagine a seguire. Sebbene la destinazione originale dello
scritto sia poi sfumata, per motivi che non stiamo a dire. Onde poter offrire una piú ampia sintesi sull’argomento
abbiamo pensato di dividere il tutto in 3 distinti articoli ovvero, oltre a
questo (che si occupa del periodo 1916-27), il prossimo che tratterà Le tematiche pagane ed orientali dell’Evola
maturo (fra il 1928 ed il 1949) nonché infine Gli studi metapolitici nelle
opere e nelle memorie dell’ultimo Evola (1950-74). Altri articoli minori, invece, si occuperanno
di singole opere dell’autore.
a) La nascita (1898) e
gli aspetti genetliaci
Il barone Giulio Cesare Andrea Francipane,
in arte Julius Evola, è nato a Roma
il 19 maggio 1898 da famiglia cattolica di vecchia origine ispanica. Dall’oroscopo dell’uomo, stilato con tocco poetico
e tecnica immaginifica ma con approssimazione da parte del pur bravo astrologo F.Waldner
(1) – forse a scopo letterario o per
cautelarlo da eventuali pratiche magiche negative – dopo un incontro collo
scrittore allorché questi trovavasi probabilmente già in età avanzata, abbiamo
tratto delle considerazioni preliminari generali; coll’aggiunta, tuttavia, di
analisi astrologiche nostre in base ad una consultazione piú dettagliata della
tavola delle efemeridi nella seconda metà dell’Ottocento.
Generato col Sole al M.C. (2) nei gradi finali del Segno del Toro (la terza decade giacendo
sotto l’influenza dell’asterismo di Orione, il «grande guerriero» dei cinesi), è quest’aspetto che gli ha conferito il suo
peculiare titanismo apollineo; controbilanciato sul piano dionisiaco dall’opposizione
netta del luminare diurno ad Urano congiunto a Saturno all’I.C., entrambi retrogradi nella prima decade del Sagittario, ad
indicare un maggior interesse per il passato che per il presente. Oltreché una generale estraneità verso
l’ambiente familiare e la propria nazione di nascita, almeno nella prima parte
della vita. Tale ampia congiunzione in
Sagittario opponevasi oltretutto ad una analoga in Gemelli fra Plutone (2a
dec.) e Nettuno (3a dec.), ciò indicando dei problemi insormontabili fra la passione
per il sublime in senso gioviano e la libera espressione della parola in senso
mercuriale; in altre parole, dei contrasti fra la fiamma interiore
dell’ispirazione tradizionale e la voce intellettuale del proprio tempo. Venere era congiunta a Nettuno strettamente
in Gemelli. Dunque il trasporto
artistico s’appoggiava alla moda generazionale dell’epoca, di tipo intuitivo ed
immaginifico, parolaio e decadente (3). Questo almeno fino alla seconda metà del
1914, anno in cui è nata la nuova generazione cancerina e sono sorti, in
parallelo, nuovi ideali patriottici (4).
Trovandosi Marte nella seconda decade
dell’Ariete, in Campo IX, bene aspettato (trigono) nei confronti del Saturno sagittariano
congiunto ad Urano nel medesimo Segno, ecco che la vera ricerca del Nostro in
età matura, una volta trascorsa la moda del tempo, ha ricevuto il sostegno
continuativo (saturnino) oltreché quello straordinario (uranico) del Fuoco di
Vesta. E l’a., anche per l’influenza
guénoniana, si è concesso maggiormente a studT di genere tradizionale. Tale aspetto gli ha donato peraltro una fortissima
personalità, resistente alle mutazioni occasionali e agl’incidenti di percorso. In quanto all’intelligenza vera e propria ed
alla sensibilità emotiva del geniale Julius (5), la presenza di Mercurio nella prima decade del Toro e della
Luna nello stesso Segno (non sapendo l’ora non sappiamo se nella seconda o
nella terza decade, cioè se in congiunzione a Mercurio o al Sole, oppure a
metà)(6) lo ha spinto a rilevare la
grande importanza della Lex Perpetua (7); o, se preferiamo dire con
espressione indú, del Sanâtana Dharma. Questo però ancora una volta appare in antitesi
alle ambizioni personali ed intellettuali del personaggio, che infatti – al
dire del Waldner – possedeva un Ascendente in Leone (in quadrato ai pianeti
taurini, ma in trigono a quelli sagittariani nonché al Marte arietino) e
pertanto il Discendente in Aquario (in analogo aspetto); cosa che oltre a
provare la discendenza aristocratica della famiglia d’origine, determinava in
lui a livello pratico una prorompente personalità ed un orgoglio individuale
notevole, non sempre però bene indirizzato.
Quantunque egli fosse mosso idealmente dalla fiamma della tradizione e
da una volontà di ricerca precisa, condotta senza tentennamenti. Il Discendente aquariano sottolinea viceversa
il fatto che non fosse portato verso una relazione matrimoniale stabile e
monotona, ma preferisse relazioni dinamiche ed instabili. Il che vale anche nel campo intellettuale, in
cui spaziò da un’area all’altra con gran disinvoltura. La presenza di Giove all’inizio della
Bilancia, in sestile preciso con Urano (8),
indica una predisposizione particolare verso le conoscenze cosmologiche,
dominanti sugli aspetti metafisici.
Anche se la presenza di Giove nel Campo III, crediamo ma non ne siamo
sicuri non conoscendo il grado dei Campi (legato all’ora esatta di nascita)(*), dovrebbe aver limitato la sua idea
di tradizione agli studi ed ai brevi viaggi, senza che
l’intellettualità venisse trasformata in sapere operativo effettivo.
Giustamente il Waldner ha intravisto
nella personalità evoliana il dominio di Saturno, il cd. ‘Guardiano della
Soglia’. Ed in effetti è a codesto
Guardiano che vanno associati tutti coloro che giungono nei pressi della Porta
iniziatica (9), ma non osano per
motivi vari oltrepassare la
Soglia (10). Infine il Nodo Lunare Asc. nel VI Campo (Domus Laboris) nonché nel freddo
Capricorno, ove Crono trovasi in domicilio, ci rivela il fondamentale interesse
– trasformatosi evidentemente in mestiere – dello scrittore per la storia umana
nel suo complesso; un interesse comunque freddo e distaccato, razionale diremmo,
coll’aderenza che conosciamo verso i movimenti politici di destra (legati
simbolicamente, in quanto estremisti, al solstizio invernale). Senza disdegnare incoerentemente – per via
del Nodo Lunare Disc. in Campo XII (Domus
Inimicorum) e nel sentimentale Cancro – sconfinamenti nella via opposta in
campo artistico od erotico, su suggerimento d’una Venere ambigua (gemellare) oppure
dispersa verso la molteplicità, con predilezione per l’intellettualità o l’immaturità
della partner (11).
(continua)
Note
(1) F.Waldner,
Il Guardiano della Soglia; in AA.VV.
(a c. di G. de Turris), Testimonianze su
Julius Evola- Mediterranee, Roma 1973, pp. 211-5.
(2) Non avendo a
disposizione l’ora di nascita, che il Waldner non menziona, ma solo il Segno
dell’Ascendente (il Leone), si può tracciare
un quadro dei Campi simile a quello di solito utilizzato in astrologia quando
non si conosce l’ASC. In tal caso è infatti
costume parificare l’ASC al medesimo grado del Sole, domificando le altre Case ogni 30°. Dato che qui abbiamo viceversa a disposizione
il Segno ma non il grado dell’ASC., potremo utilizzare l’espediente di
stabilire case paritetiche in gradi a partire dal grado 15° del Leone; insomma, la II a 15° della Vergine, la III a 15° della Bilancia ecc.
In modo da ottenere la miglior approssimazione possibile. Per quanto riguarda la congiunzione del Sole€ al MC sarebbe opportuno sapere dove il
luminare diurno cada esattamente, visto che colla domificazione provvisoria
(MC a 15° del Toro) adottata il Sole€ risulta in Casa X, cosignificante del Capricorno; ma se il MC cadesse piú oltre il Sole€ si troverebbe in IX, cosignificante
del Sagittario.
La differenza fra le due posizioni sarebbe grande, perché nel primo caso
– quello da noi supposto – verrebbe esaltata la freddezza dell’uomo e la
passione per lo studio del divenire ciclico; viceversa, sarebbe messo in
risalto maggiormente il senso della tradizione e l’interesse per
l’iniziazione. Pensando a certi
atteggiamenti incoerentemente antitradizionali di Evola opteremmo, quindi, per
la prima opzione. Qualora si verificasse
di preciso coll’esatta ora di nascita che è invece da considerare valida la
seconda, è possibile che pur stando il €Sole in IX ma congiunto al MC, risultino
praticamente valide entrambe le opzioni.
E questa è probabile sia la soluzione migliore, dato che taluni lo
considerano un maestro, benché sui
generis, in campo tradizionale.
(3)
Il tema della decadenza – donde s’è adottata da parte degli storici
della letteratura la voce ‘decadentismo’ – è legato per la verità al decennio
1880-90, cioè quello precedente alla nascita di E., in cui il piacere estetico della
distruzione del mondo circostante aveva paradossalmente raggiunto il suo
massimo livello. In parallelo la pittura
tardo-impressionista aveva rispolverato in certo modo, anche se con tecniche
differenti, quell’arte per l’arte che era andata di moda coi primi romantici. Insomma, l’arte svincolata dal pensiero;
poiché mentre nella seconda metà del Settecento – ha notato A.Hauser nella sua
splendida Storia sociale dell’arte-
Einaudi, Torino 1956 (ed.or. Sozialgeshichte
der Kunst und Literatur), Vol.II, P.VIII [n.num.]), Cap.VI, p.204) – l’arte
era stata associata alla filosofia, nella prima metà dell’Ottocento il connubio
si era svolto colla letteratura. Sebbene
dal 1.890 in
poi il decadentismo abbia progressivamente perduto il suo fascino suggestivo e
gli sia subentrato il cd. ‘simbolismo’ (ibid.,
P.IX [n.num.], p.420), passaggio che viene sintetizzato letterariamente col trascorrere
da P.Verlaine a S.Mallarmé – attraverso
A.Rimbaud – e concettualmente dall’oggettivismo al soggettivismo (nel senso
dell’idea che piglia il posto del reale), si può estendere il termine a tutti
quei movimenti d’inizio del Novecento nei quali si è andato progressivamente
logorando il ruolo normale della parola o della forma artistica in quanto tale. Questa tecnica, checché ne pensassero E. e tutti
gli esponenti di quella generazione coi due pianeti piú lenti in Gemelli (in
trigono all’esteticissima Bilancia), rappresenta a ben vedere una sorta di
tumore della cultura occidentale. Non
per niente è il subconscio, non il superconscio, che giunge a farla da padrone
nei confronti del conscio; e del pari la suggestione al posto della convinzione,
l’ignoto in luogo del già sperimentato. L’utilizzo
d’un linguaggio pre-grammaticale e d’una tecnica non figurativa nelle arti
plastiche non costituiva d’altronde una novità assoluta nel panorama
storico-artistico mondiale. Basta
pensare alla simbolica dei mantra o
degli yantra indú, a quella dei dhikr islamici o dei mandala
buddhisti; od ancora alla raffinatezza dell’arte calligrafica cinese, che
riuniva parola e figura in un unico principio estetico. Diversamente che in Oriente lo sciogliersi
delle forme in Occidente non ha assunto tuttavia un valore sacrale, apparendo
piuttosto un amorfismo intellettualmente inerte, nonostante le pretese
dinamiche a livello psichico. Se è un
punto d’arrivo, lo è in senso negativo, anzi drammatico come insegna taluno; vide in proposito H.Sedlmayr, La morte della luce- Rusconi, Milano 1970
(ed.or. Der Told des Lichtes-
O.Muller, Salisburgo 1964, passim). Quantunque a onor del vero il punto di vista
che l’arte dell’Ottocento e del Novecento rappresentino una totale involuzione del
gusto artistico, fatto proprio in seguito seppur con totale incoerenza anche da
E., vada preso cum grano salis; nel
senso che vi è al contrario una diversa opzione, come sottolineeremo piú avanti
(cfr. n56), prospettante una tesi opposta.
Cosa quest’ultima giustificabile colla presenza, assolutamente
indiscutibile, di grandi artisti nel periodo.
(4) Potrà parer
strana l’associazione della parola ‘patria’ alla costellazione lunare del
Cancro, ma a parte il fatto che il termine anche nella nostra lingua è
femminile, in altre lingue come l’inglese essa è designata mother-land (terra-madre). I
Padri d’altronde sono gli Antenati, il cui mondo è miticamente rischiarato
dalla fioca luce lunare piuttosto che dallo splendore solare.
(5) La rilevanza
della figura di E. è stata riconosciuta al di fuori dei confini nazionali, come
testimonia fra le altre cose il riconoscimento tributatogli dal guénoniano
P.Bazan, allora direttore della Revue
d’Hermenéutique, in Razza dello
spirito (AA.VV., op.cit., p.38);
per quanto la testimonianza sia inficiata da una sottile retorica che,
sinceramente, ha assai poco dello stile asciutto del maestro di cui si dice sia
stato allievo.
(6) Il Toro ha pure
a che fare coi piaceri sensuali della tavola e della vita in generale, femmine
incluse. Ha fatto notare ironicamente
N.Guglielmi ne Il solitario antesignano
della destra tradizionale ed il suo pensiero sulla rinascita della cultura (op.cit., p.148-56 passim) che oggetto degl’incontri fra il filosofo siciliano – cosí
ad E. piaceva esser chiamato – ed il gruppo di altri 4 scrittori facenti capo
al Secolo fascista (lui, Fanelli,
Serventi, Cavallucci) non era solo l’argomento del perfezionamento spirituale. Oltreché di temi culturali essi amavano
discutere, a suo dire, di ostriche e di vini pregiati. Confessando, tra l’altro (ibid., p.151): “E, poi quello che molto
ci interessava era l’elemento femminino quale oggetto di voluttuose ed
aristocratiche avventure.”
Aristocratiche, o libertine...?
Ed alfine concludeva (ib., p.158)
dopo molti elogT d’altro tenore, a proposito della
menzione da parte di A.Romualdi di ciò che Porfirio aveva scritto di Plotino
(in riferimento onorifico ad E., s’intende), ossia che questi non amava parlare
dei proprT
dati personali per non vergognarsi d’avere un corpo: “Questo
poco si accorda con i miei ricordi giovanili di Evola, e tanto meno con le
dicerie – pubblicate anche in Francia – circa un Julius Evola indulgente in tenebrose pratiche «tantriche» con
giovani ragazze bionde.” (Notare che le
virgolette, ma non il corsivo, fanno parte dell’originale.)
(7) J.Evola, Rivolta contro il mondo moderno-
Mediterranee, Roma 1969 (I ed. Hoepli, Milano 1934), P.I, § 4 sgg.
(8) Giove, signore
diurno del Sagittario e perciò simbolo della Tradizione, è in Bilancia; mentre
Urano, esaltato in Bilancia in quanto signore degli inizi
(al modo di Giano, cui si identifica parzialmente, sebbene l’astrologia moderna
abbia commesso l’errore di chiamarlo col nome ellenico piuttosto che coll’equivalente
nome latino come gli altri due pianeti lentissimi), è in Sagittario. Questo scambio planetario, pur essendo bene
aspettato da un sestile netto che mostra un interesse autentico e profondissimo
del soggetto verso la Tradizione Primordiale, evidenzia d’altro canto un
ribaltamento problematico fra estetica (la Bilancia ha per domicilio diurno
Venere) e religione; nel senso che la religione o se vogliamo la tradizione
assume contenuti estetizzanti e l’estetica, al contrario, è di tipo religioso
ossia tradizionale. Di piú. Siccome il Sagittario è cosignificante del
Campo IX, casa dei viaggi ed in senso traslato dell’iniziazione, la presenza di
Urano e di Saturno in codesto Segno – indipendentemente dalla loro collocazione
nel loro effettivo campo, che non conosciamo non avendo a disposizione l’ora
natale – attesta di per sé che il soggetto tendeva a considerarsi iniziato
direttamente dall’alto, senza intermediari umani; o meglio, si rifaceva
mentalmente al tempo delle origini, quando non c’era alcuna iniziazione, perché
l’anima umana non conosceva la corruzione interiore. Sarebbe interessante sapere l’estensione
effettiva del Campo XII di quest’oroscopo, la cui cuspide era necessariamente
in Cancro o forse in
Gemelli (il Mithuna degli
indú), per constatare quale pianeta ne fosse di preciso il dispositore. Giacché è la XII Casa che mostra la possibile
realizzazione spirituale dell’individuo e la via da costui seguita in base ai
transiti del suo dispositore planetario, al di là d’ogni altro fattore, nel proprio
passaggio terreno ultimo. Infatti il
dispositore della XII nell’oroscopo personale, essendo tal pianeta in certo
modo cosignificante di Giove (domicilio notturno del XII Segno, i Pesci),
attraverso i transiti ne determina l’effettiva realizzazione. Sempre che il compimento non sia ostacolato
da aspetti planetari sfavorevoli riguardanti la cuspide
iniziale del Campo XII. La presenza d’un
pianeta in tale casa indica invece la semplice predisposizione generale, ossia la
qualifica individuale, a meno che coincida col dispositore della casa stessa. Per es., se E. avesse avuto la XII in Gemelli
(domicilio diurno di Mercurio) sarebbe stato adatto a seguire una via ermetica;
ma se nel campo avesse avuto anche Venere (congiunta a Nettuno e a Plutone)
sarebbe stato qualificato per una via realizzativa specificatamente di tipo
tantrico.
(*) Qualora
qualcuno la conoscesse gli saremmo assai grati se potesse fornircela al
seguente indirizzo elettronico: acerbigiuseppe@gmail.com.
(9) Quando ancora
ventiquattrenni poco prima del militare ci trovammo a compilare la
sceneggiatura del nostro secondo film (intitolato Kessi. Una storia pid antica del mondo, in 16 mm, 1976-82; poi
rimodellato in betacam analogico col titolo Kessi,
il Cacciatore Celeste, 1997), dovendo aggiungere per forza di cose delle
parole di testo alla scena d’arrivo del simbolico Cacciatore sulla soglia
degl’Inferi (trattavasi d’una antica storia hittita raccolta da T.H. Gaster e
da noi trasposta fantasticamente in una
dimensione atemporale), c’ispirammo non a caso a certa fraseologia evoliana per
la parte del Drago. Intuivamo allora
acriticamente, senza ancor esserne del tutto coscienti, che proprio quella era
la posizione spirituale del N. Vale a
dire, detto in sintesi, la proclamazione della natura ideale del vivere; senza
tuttavia la coscienza che tale idealismo gnostico, apparentemente dicotomico
nei riguardi del materialismo agnostico dell’Arpia, andava superato oltre la
Soglia. Solo attraverso il viaggio
iniziatico nel Mondo Infero il protagonista, reduce da una caccia
disperatamente tragica ed infruttuosa, poteva superare quel dualismo intimo che
lo aveva condotto sul cammino del Sole.
Trovando alfine la pace nelle parole di Šamaš, il dio della luce, che similmente a quanto insegnato da Krsna
ad Arjuna nella Bhagavad GTtâ lo invitava a superare gli opposti. Avevamo appunto tratto le parole, adattandole
ovviamente al contesto, da tale testo indiano miscelato con alcune frasi d’un imperator rosicruciano (I.Newton).
(10) Per la verità
non troppo dissimile è la condizione di coloro che, essendosi affidati ad un
tipo d’iniziazione solamente speculativa quale s’incontra oggi in Massoneria al
dire dei massoni stessi, non riescono a percorrere la Discesa, pur avendo già
oltrepassato la Soglia; di fatto, rimanendo per cosR
dire al di là della Porta, in una spiacevole situazione di stallo
spirituale. Altri, pid
fortunati, vanno avanti nel percorso; ma, stranamente…, non riescono a compiere
la Risalita che li condurrebbe al grado di Maestro; o, una volta abbandonato il
Mondo, persino di Gran Maestro. I
maestri ed i gran maestri odierni, che pur son tali a parole, sono veramente
quel che designano i loro titoli?
Qualcuno sostiene che, per influenza dell’Ordine eretico
degl’Illuminati, la Massoneria sia stata proditoriamente svuotata nelle sue
acquisizioni interiori. Complicato asserirlo
dall’esterno. Il N., ufficialmente, si
dice non abbia mai avuto alcuna iniziazione; cosa che parrebbe confermata da
un’affermazione indubbiamente ingenua dell’a., secondo cui in tempi come quelli
odierni non è opportuno affidarsi a dei maestri, bastando al loro posto i
libri. Vi è chi, invece, afferma il
contrario; ovvero che E. avrebbe avuto un contatto iniziatico sia attraverso
l’Oto (Ordo Templi Orientis) sia attraverso
un altro sodalizio, cosa che in assenza di dichiarazioni in proposito da parte di
E. medesimo risulta difficile da assecondare o da smentire. Persino l’invalidità, ufficialmente provocata
da un bombardamento, verrebbe da taluno messa in relazione ad un incidente (?) nella
suddetta confraternita anziché al bombardamento di Vienna. Da parte nostra, a causa della mancanza di
dati piú precisi, non sottoscriviamo né neghiamo a priori tali congetture e
nemmeno la portata eventuale di quanto ipotizzato. Ambasciator
non porta pena. Tuttavia, circa la
tesi contro-iniziatica cfr. n.84; mentre, per il resto, la cosa non ci convinse
allora né ci convince oggi.
(11) Cfr. n.6. Ciò a
dispetto di quel che sarà il suo credo, visto che il Tantrismo è pur sempre una
via di sinistra e non si può limitarla esclusivamente all’aspetto sessuale.
Nessun commento:
Posta un commento